Luth Golein

In epoche passate la splendente città di Luth Golein era il gioiello di Guyenne, e si racconta che i tetti delle sue case fossero d’oro e d’argento. I suoi commercianti fruivano della ricchezza che giungeva dalle esotiche e calde terre d’Estalia e dei ricchi bottini dei predoni del Nord. Tanto grande divenne la sua fama, che Gunderbork la reclamò per se: ma dopo aver distrutto le sue mura, solo un vago ricordo di quell’epoca fulgida sarebbe rimasto quale testimonianza di quegli antichi splendori.

Il giorno successivo all’arrivo di Padre Gropius, la Compagnia era nuovamente in movimento. Al seguito della carrozza del sacerdote sfilavano i Cavalieri di Château d’Anglais, che per l’occasione avevano messo da parte le comode e ricamate vesti preferendo consunti abiti da viaggio. Narth, non avendo amore per i cavalli, procedeva come sempre a piedi, scrutando torvamente la Strada del Re che li avrebbe condotti nella turbolenta regione meridionale di Cheemon.

Il viaggio si rivelò più agevole del previsto, nonostante il maltempo continuasse a imperversare sulla regione. Durante la via, la Compagnia non poté fare a meno di udire voci e dicerie sugli ultimi avvenimenti. Le notizie sull’incoronazione del Re Stregone a Gundobad erano la principale fonte di preoccupazione per gli abitanti dei villaggi che attraversavano. Luth Golein era uno dei più vasti insediamenti della regione, ma per quanto la fedeltà dell’anziano Barone di Crownar fosse stata recentemente ancorata al Trono di Alabastro, la minaccia di una guerra avrebbe posto l’antica città tra l’incudine e il martello. Quindici anni prima inoltre, il Barone di Crownar aveva combattuto lealmente a fianco del Re Stregone: dopotutto, l’incertezza sul destino dei territori meridionali era uno dei motivi per i quali Cristhoph III d’Amberville aveva richiesto che le vecchie fortezze, come Château d’Anglais, venissero ricostruite.

Quando gli avventurieri giunsero alle porte della città, trovarono riparo dal maltempo in una malandata bettola, dove Falstaff, scambiato per un’altro avventore, venne accolto di malagrazia dal gigantesco Bolso. Chiarito l’equivoco, la Compagnia ebbe modo di desinare in una sala appartata, dove l’avvenente se non più giovane locandiera, Alianna, rispose con grazia alle discrete domande del gruppo, informando i presenti che ambasciatori del Re Stregone avevano attraversato la città per recarsi al maniero del Barone proprio la sera prima. Non erano stati gli unici che avevano deciso di far visita al Signore di Luth Golein recentemente però – circa un mese prima, araldi dell’Impero erano giunti in città, attraversando la via maestra con veloci corsieri e stendardi adorni di elaborate effigi.

La Compagnia scelse la prudenza, e decise che non era il momento per immischiarsi negli affari del Barone. Il mattino successivo quindi, gli avventurieri si recarono all’imponente cattedrale che dominava il quartiere vecchio di Luth Golein. Una volta presentatisi, Theodor ebbe modo di conferire con il Vescovo Rembrandt, il quale nervosamente si accinse a raccontare la macabra storia del manoscritto maledetto: il Malus Vizeraj.

L’antico tomo, trafugato dalle inviolabili sale di Aghijon, era rimasto nascosto nelle mani del Vicario Taddeus per poco tempo. Probabilmente soverchiato dai sensi di colpa, l’uomo di chiesa si era tolto la vita, confessando in una missiva il suo crimine. Rembrand affidò il manoscritto a Florentio, un vecchio amanuense laitiano, affinché fosse tenuto al sicuro, certo che il clero di Aghijon avrebbe inviato presto qualcuno per riprenderlo. Tuttavia pochi giorni dopo anche il nuovo custode del Malus Vizeraj si tolse la vita, e del tomo non venne trovata alcuna traccia. Il Vescovo mise a parte la Compagnia dei suoi timori: Florentio aveva inviato alcuni testi sacri al monastero di Dwerril il giorno prima della sua morte, ed era sua opinione che fra di essi potesse essere stato nascosto il Malus Vizeraj.

Rembrandt era palesemente provato dagli accadimenti. Le morti volontarie sembravano troppo sinistramente legate al Malus Vizeraj, ed egli attendeva da giorni qualcuno che avrebbe potuto occuparsi di quella vicenda tanto misteriosa quanto terribile. Theodor accettò l’incarico, e i suoi Compagni si dichiararono pronti a partire immediatamente. Congedatisi da Padre Gropius, che sarebbe rimasto a Luth Golein, gli avventurieri lasciarono l’antica città, diretti verso le ombre dei Monti dei Giganti.