Il monastero della follia

Poco o nulla è stato scritto sul Malus Vizeraj. Nonostante esso fosse stato rinchiuso nei sotterranei delle sale più sacre di Aghijon, mai i Signori della Magia lo reclamarono per se. Alcuni sostengono che il Malus contenga una verità troppo angosciante per il cuore degli uomini. Altri sono convinti che un demone si annidi tra quelle pagine, lottando per uscirne, pronto a ghermire la vita di coloro che osano leggerne il contenuto. Qualunque sia la verità, nessun uomo sano di mente oserebbe seguire con lo sguardo le incisioni e i simboli del libro maledetto.

Il viaggio verso Dwerril aveva impegnato la Compagnia per circa una settimana, portandola più vicina che mai alle pendici delle montagne. Mentre cercava un luogo idoneo per porre l’accampamento, Falstaff notò finalmente il minuto villaggio, dominato da quella che sembrava una piccola fortezza. L’esploratore non mancò di notare anche un inquietante dettaglio: nonostante l’intenso freddo, nessun camino era stato acceso e nessuna luce proveniva da Dwerril.

Una volta avvertiti i compagni dei propri timori, Theodor insistette per discendere al villaggio, e verificare cosa fosse accaduto, ma sinistri incontri attendevano la compagnia sul sentiero che attraversava la boscaglia. Adam per primo scorse una giovane e pallida donna, con gli occhi sbarrati, inchiodati sui propri compagni. L’inquietante apparizione richiese aiuto, ma terminò la frase con un avvertimento. “Siete in pericolo” disse, e mai parole furono più vere.

Dalla parte opposta del sentiero emersero cinque uomini, privi di qualsiasi ragione. La stregoneria della morte li aveva riportati in vita, condannando le loro anime e quando la magia di Crovont dilaniò le carni di uno degli abomini, il gruppo si trovò coinvolto in una feroce battaglia, alla quale soltanto la parola sacra di Theodor mise fine.

Dopo lo scontro, la Compagnia decise di posticipare al giorno successivo l’esplorazione del villaggio, e Falstaff trovò un luogo adeguato per porre un accampamento. Durante tutta la notte, non un suono giunse all’orecchio dell’esploratore: la natura era perfettamente silenziosa, e questo evento angosciava il cuore di Falstaff più di qualsiasi altra cosa.

Il giorno successivo, la Compagnia discese al villaggio di Dwerril; inaspettatamente, il villaggio sembrava tutt’altro che abbandonato per quanto i suoi abitanti non si mostrarono per nulla ospitali. Dopo aver scambiato poche parole con tre comari riunite intorno al pozzo del villaggio, la Compagnia risalì il sentiero verso il piccolo monastero, ricavato probabilmente da un’antica fortezza. Quando vi arrivarono però, trovarono la porta sbarrata.

Dopo molta insistenza, venne loro ad aprire un monaco che si presentò con il nome di Selec. Con modi piuttosto bizzarri, il fedele diede loro il benvenuto, ma di lì a poco la Compagnia avrebbe appreso l’inquietante verità: tutti i confratelli di Selec erano impazziti, ridotti a larve dementi e rinchiusi in una delle ali del monastero. La mente di Selec si rivelò completamente sconvolta, e per evitare di impazzire l’uomo si era ancorato alle bieche abitudini quotidiane, obbligandosi ad ignorare tutti gli sconvolgenti eventi che accadevano intorno a lui. Il monaco non fu in grado di rispondere esaustivamente alle domande del gruppo, e solo la divinazione di Theodor gli permise di apprendere la verità: Mograine era giunto al monastero, e aveva prelevato il Malus Vizeraj, portandolo con se.

Incerti se lasciare il monastero o fermarsi a riposare, il gruppo decise infine di attendere il giorno successivo. Ma la notte che si apprestava ad ammantare le terre circostanti avrebbe riservato eventi che nessuno di loro a quel tempo avrebbe potuto immaginare.