Il prezzo dell’immortalità

Si racconta che alla vigilia della grande battaglia contro le orde del Conte Vampiro, la sacerdotessa Iskemora riunì gli Ygviri nella sala più sacra del tempio e li benedisse offrendo loro l’acqua della fonte della vita. Nessuno tra i valorosi soldati osò rifiutare il calice del dio serpente, sebbene anche allora fosse ben nota la natura traditrice di Yg, i cui doni da sempre esigono un atroce tributo.

Bell avanzava deciso, aprendo la strada ai suoi compagni, mentre l’incerta luce della sua lanterna illuminava la via. Alle sue spalle seguivano Marchesa e Nefni, consorte di Edrick e loro guida in quella metropoli tenebrosa, mentre Dorian e Grinwald chiudevano la fila, guardinghi e attenti che nessuna minaccia li cogliesse furtiva alle spalle.

Il guerriero si accorse di covare una certa preoccupazione: raramente la Sentinella di Libra era stata così taciturna, e Bell temeva che le ferite riportate dal paladino fossero molto più gravi di quanto l’irsuto combattente volesse mostrare. A malincuore il primo consigliere di Lairenne si rese conto che se la compagnia fosse stata privata dello scudo di Grinwald le sue possibilità di sopravvivenza sarebbero state notevolmente ridotte.

Marchesa avanzava silenziosamente al fianco di Nefni, e sebbene ammirasse il coraggio della giovane per essersi unita ai suoi amici in quell’impresa disperata, era ben conscia che la consorte del Signore degli Echteli non sarebbe stata di alcun aiuto durante una battaglia. Nefni aveva perfino rifiutato il modesto pugnale che le era stato offerto, affidandosi unicamente all’abilità della compagnia per la propria sopravvivenza, qualora l’acciaio fosse stato determinante per conquistare la vittoria.

La nobile di Varetta tornò a riflettere su quanto era accaduto alla Torre di Izeràk. Quando Nefni aveva annunciato la sua intenzione di guidarli fino all’interno del complesso dei templi, Edrick aveva perso ogni compostezza. Non solo: ciò che la baronessa aveva scorto nel fondo dei suoi occhi neri era stato puro terrore.

Era chiaro che il Signore degli Echteli temesse per la vita della sua consorte… o forse c’era qualche altra ragione? La sensazione che Edrick avesse tenuto per sé parte di ciò che sapeva tormentava l’animo di Marchesa, ma non c’era nulla ormai che potesse fare. La baronessa si sforzò di riportare alla memoria altri dettagli, nella speranza che la sua intuizione le offrisse una migliore prospettiva sulla vicenda.

Alcuni anni addietro, Edrik aveva cercato di introdursi nel tempio, per distruggere la fonte della vita e porre fine alla maledizione che si era abbattuta sulla città perduta in seguito al cataclisma. Era evidente che la sua missione non aveva avuto buon esito: tuttavia si era imbattuto in Nefni, schiava degli Ygviri, e l’aveva convinta a fuggire con lui fino alla Torre di Izeràk. Eppure non tutto doveva essere andato per il meglio, poiché la giovane le aveva confessato di aver avuto la sensazione di passare da una prigione ad un’altra. Oziosamente Marchesa si chiese se Nefni ricambiasse veramente l’amore di Edrick, ma allontanò subito quel pensiero superfluo quando Bell alzo la mano imperiosa per arrestare la compagnia.

Al di là di un cupo baratro, attraversato da un robusto ponte di pietra, giaceva un largo piazzale dai blocchi sconnessi su cui incombeva tetro un maestoso cancello. Sei Ygviri, il cui viso era nascosto da maschere con quattro occhi, erano le infaticabili sentinelle di uno degli accessi secondari del complesso di templi innalzati alla gloria di Yg.

Grinwald valutò attentamente il loro arsenale. Gli Ygviri impugnavano larghi scudi rettangolari di metallo e spade dalla lama curva; alcuni di essi indossavano sulle spalle lunghi archi d’osso intagliato, accompagnati da faretre ricolme di frecce dalle piume nere. Il paladino serrò i denti: non sarebbe stata una battaglia facile.

Dorian tuttavia aveva già elaborato un astuto piano per eliminare quei temibili avversari, ricorrendo al potere dei suoi incantesimi. Lo stregone chiese ai suoi compagni di fidarsi delle sue capacità ma di tenersi pronti: vi era la concreta possibilità che alcuni tra gli Ygviri non cadessero nel tranello con il quale intendeva irretirli.

Dal nulla, lo stregone creò l’illusione di alcuni fuggiaschi degli Echteli, fermi sul bordo del precipizio: ma in realtà, l’orlo stesso del baratro era stato parzialmente celato dal potente incantesimo. Quando tre Ygviri si avvicinarono velocemente per catturare quei fantasmi, una potente esplosone di schegge d’ossa li colpì fragorosamente alle loro spalle, scaraventandoli nel buio dirupo.

Bell, Grinwald e Marchesa si lanciarono allora sugli Ygviri rimasti, affrontandoli con coraggio, e dopo un cruento scontro gettarono le loro carcasse ripugnanti nel baratro. Tuttavia, prima di liberarsi dell’ultimo guerriero, Bell, vinto dalla curiosità, decise di rimuoverne l’elmo, scoprendo con orrore che anche gli Ygviri, alla stregua dei Faghti, avevano da tempo perduto la loro umanità: un volto distorto con quattro occhi vitrei e la viscida lingua biforcuta di un serpente era stato il prezzo pagato per l’immortalità.

Grinwald gettò anche l’ultimo degli Ygviri nel precipizio, ma avvertì la terribile stretta dell’ancestrale soldato al proprio avambraccio poco prima di riuscire a liberarsene. Era trascorso meno di un minuto da quando la lama della Sentinella di Libra aveva spaccato il cuore del suo avversario, tanto era bastato all’immortale Ygviro per tornare in vita.

Il paladino chiuse gli occhi e ispirò gravemente, chiedendosi in qual modo la compagnia avrebbe potuto prevalere su avversari tanto micidiali da fuggire dalle sacre aule di Morr. Poi si unì ai suoi amici, nascondendo dietro un cupo sorriso il lugubre presentimento che attanagliava, come tra le spire di un serpente, il suo nobile cuore.