Il giardino dei segreti

E così i cortigiani del palazzo di Lairenne si avventarono gli uni su gli altri e si divorarono a vicenda; poiché da tempo avevano obliato la filosofia morale e, insieme ad essa, ciò che restava della propria umanità.

Un sole pallido di mezzo inverno illuminava l’elegante sentiero del Giardino dei Segreti, fiancheggiato da entrambi i lati da un’alta siepe. Gli avventurieri confidavano nella semplicità di quel giocoso labirinto e si affidarono al senso dell’orientamento di Bell; il Creatore stesso fu testimone di quanto ebbero a pentirsi di questa incauta decisione.

Il guerriero condusse infatti i suoi compagni a casaccio nel labirinto, punteggiato qua e la da piazzole nelle quali i cortigiani del palazzo avevano trascorso i giorni prigri tra giochi estivi e passatempi oziosi, fino a raggiungere i cancelli che si aprivano sul distretto nobiliare, fiancheggiati dalle alte statue di due Flügel, gli immortali guardiani della città d’oro del Creatore.

Nonostante il disappunto, considerato che Bell li avrebbe dovuti condurre al centro del labirinto, gli avventurieri decisero di cogliere l’occasione per esplorare i grandi e lussuosi palazzi che componevano il cuore del distretto. Tuttavia le dimore che un tempo avevano ospitato uomini e donne di alto lignaggio si rivelarono deserte, ed essi trovarono poco o nulla di utile, fatto salvo un albero genealogico che includeva le loro rispettive famiglie e confermava l’appartenenza di tutti gli avventurieri al casato di Lairenne.

Poiché avevano impiegato quasi tutto il giorno nell’esplorazione, Dorian propose di trovare un luogo sicuro in cui riposare, non desiderando giungere al palazzo di Lord Raphael durante le ore della notte. Tutti furono d’accordo, ma preoccupato dai rumori notturni uditi in precedenza, Grinwald esortò i suoi compagni a tornare alla corporazione mercantile anziché installarsi in una delle sale dei palazzi nobiliari, sebbene ciò implicasse percorrere a ritroso il Giardino dei Segreti. Bell si mostrò ancora una volta fiducioso nella sua capacità di ritrovare la strada, e come potesse custodire tale ottimismo rimane ancora oggi un grande mistero perfino tra gli storici più eruditi.

Gli avventurieri si persero quindi dopo poche giravolte, e si trovarono tosto in uno spiazzo che non avevano mai visitato in precedenza, occupato da una graziosa costruzione lunga e stretta, senza finestre ma con un’invitante ingresso spalancato. Nei pressi della soglia tuttavia si stagliava una snella figura, alla cui vista l’intera compagnia arrestò all’istante i propri passi.

Un’elegante dama, che indossava un prezioso abito a campana bianco e blu e uno scialle di pelliccia sulle altrimenti nude spalle, sventolava nella fredda aria del pomeriggio un raffinato ventaglio decorato. La cortigiana volgeva lo sguardo verso un altro sentiero del labirinto, e gli avventurieri si nascosero tosto dietro la siepe, incerti sul da farsi.

Grinwald e Dorian concordarono che la circostanza era troppo insolita e bizzarra per poter trovare naturale giustificazione. Come poteva essere sopravvissuta infatti una dama da sola per quattro mesi all’interno di quel luogo sinistro? Entrambi proposero di tornare sui propri passi, senza rivelare la loro presenza, ma l’animo di Bell e Marchesa bruciava dalla curiosità, mossa dall’intuizione che la cortigiana sopravvissuta avrebbe potuto fornire illuminanti rivelazioni su quanto accaduto negli ultimi mesi tra le sale del palazzo di Lord Raphael. Ne nacque quindi un’animata discussione, e tanto a lungo essi ne parlarono che la dama entrò nell’edificio lungo e stretto che avevano visto in precedenza, sparendo ai loro sguardi.

Finalmente la compagnia si decise in favore dell’opzione più prudente, e Bell cercò nuovamente di trovare il sentiero giusto che li conducesse alla Torre dell’Uomo Morto. Dopo svariati tentativi e numerosi vicoli ciechi, il guerriero imboccò la strada giusta, raggiungendo il luogo dal quale erano partiti. Bell e Grinwald ebbero cura di riporre i blocchi di pietra rimossi dal muro, in modo da celare il loro passaggio e la compagnia si ritirò nuovamente nella corporazione mercantile che li aveva già ospitati la notte precedente. Pochi chiusero occhio tuttavia, perché nottetempo i rumori che provenivano dal distretto nobiliare si facevano più intensi ed era chiaro che il luogo riprendesse vita nelle ore notturne, a dispetto dell’abbandono in cui i viandanti lo avevano trovato durante il giorno appena trascorso.

Quando l’alba sorse di nuovo, la compagnia si rimise in cammino tra i sentieri del Giardino dei Segreti, ma sebbene Bell si ostinasse a fare da guida, Dorian preferì lasciare ad ogni incrocio dei segni del loro passaggio: una precauzione per evitare le continue giravolte offerte dall’inesistente senso dell’orientamento del loro audace amico. L’atteggiamento pensieroso di Bell non contribuiva certo ad aumentare la fiducia dei propri compagni nelle sue abilità, tuttavia il guerriero aveva buona ragione per essere turbato: sebbene non ne avesse fatto parola con i suoi compagni, il combattente era in qualche modo certo di aver visto, per la mera durata di un respiro, una gigantesca creatura dalle ali nere, appollaiata sulla sommità della Torre Coronata. Ma la visione era scomparsa in meno di un battito di ciglia, e il guerriero non poteva escludere si trattasse soltanto di un’allucinazione, dovuta alla tensione generata da quel luogo infausto.

Gli avventurieri procedettero quindi tra i sentieri fiancheggiati dalle alte siepi, lasciandosi alle spalle raffinate sculture nobili e austere, i cui occhi marmorei avevano assistito non molto tempo addietro alla dissoluta vita della corte di Lord Raphael. E così, dopo infinite giravolte, la compagnia giunse finalmente al cospetto del grande palazzo del Signore di Lairenne.

Era proprio come Marchesa lo aveva immaginato dai racconti del padre: il lusso e lo sfarzo erano evidenti nonostante il luogo sembrasse trascurato da alcuni mesi, e fu chiaro a tutti i membri della compagnia il motivo per il quale tutti i visitatori non avevano esitazione a farsi testimoni della vasta ricchezza del casato di Lairenne. Senza indugio, gli avventurieri superarono il grande portone d’ingresso, trovandosi in un vasto atrio, un cortile interno sovrastato da una lunga balaustra.

Con molta precauzione, la compagnia cominciò ad aggirarsi per le ricche sale, ma Grinwald propose quasi subito di cercare lo studio privato di Lord Raphael, luogo in cui sperava di trovare gli indizi più significativi. Il gruppo risalì quindi le scale che si affacciavano nel cortile interno, trovandosi poco dopo in un vasto salone su cui erano posti due lunghi tavoli da gioco che ospitavano il moderno passatempo della roulette, mentre su altri, più piccoli, facevano bella mostra di sé degli eleganti sabot destinati al blackjack o al baccarat.

Una delle uscite dalla grande sala introduceva ad un ambiente ancora più grande, un enorme salone da ballo circolare, illuminato da non meno di dodici finestre che ospitava ai suoi lati lunghi tavoli per il buffet, su cui erano state abbandonate tristemente posate, vassoi e boccali argentati. Circondati da ciò che restava del lusso della corte del Signore di Lairenne, gli avventurieri impietrirono al suono di voci poco distanti, che portavano con sé l’eco di una conversazione sgradevole che doveva svolgersi da qualche parte del palazzo, non troppo distante dal grande salone da ballo.

Muovendosi quanto più silenziosamente possibile, gli avventurieri raggiunsero una grande sala da pranzo. A capotavola, dall’altro lato della sala, sedeva un uomo un tempo forse molto bello, ma dalla carnagione pallida, il cui elegante farsetto era macchiato copiosamente di sangue. Accanto a lui sedeva un uomo magro dalla barba curata, che cercava in tutti i modi dal dissuadere il suo commensale… dal divorarlo.

Sebbene i loro modi fossero forbiti, il contenuto della conversazione sembrava assurdo e irreale: e quando uno dei commensali propose di saziare i propri appetiti con i figli non ancora nati di una cortigiana, Grinwald perse le staffe e fece irruzione nella sala.

Colui che era stato chiamato barone LeContraire ne sembrò inizialmente deliziato. Per qualche ragione riteneva che Grinwald si sarebbe offerto spontaneamente per saziare i propri appetiti e lo trattò quasi come un sottoposto, cosa che mandò ancora più su tutte le furie il combattente di Libra. Pronti allo scontro, gli avventurieri si fecero avanti, ma ciò non fece che adirare il loro ospite che si sollevò, rivelando allora il suo raccapricciante aspetto.

La metà inferiore del barone, nascosta dal tavolo, era infatti quella di un gigantesco scarafaggio. Sollevatosi su sei disgustose e sproporzionate zampe da insetto, l’abominio si scagliò contro Grinwald mentre il magro cortigiano LeBrisaen, sguainata una sottile lama da uno stocco, affrontò Bell in singolar tenzone.

L’aspetto della mostruosità che si faceva chiamare barone LeContraire era agghiacciante, ma sebbene le sue zampe fossero ancora capaci di sferrare colpi temibili, Grinwald intuì che il suo avversario aveva perso molta della sua forza a causa di un lungo e forzato digiuno. Con la determinazione che sempre li contraddistingueva, gli avventurieri ebbero ragione delle due esecrabili creature, passandole entrambe a fil di spada. Marchesa, con grande soddisfazione, recuperò il prezioso anello del casato d’Aubert che tanto a lungo le era sfuggito, mentre i suoi compagni esaminavano i resti disgustosi delle due creature. Nessuno tra loro poteva ancora provarlo, ma gli avventurieri condivisero il presentimento che in quella raccapricciante mutazione ci fosse la mano artigliata di Zethrela.

Dopo aver ripreso l’esplorazione, Grinwald riuscì a trovare finalmente ciò che cercava: lo studio di Lord Raphael, nel quale dominava l’imponente scrivania dalla quale erano state vergate le lettere che avevano trascinato il paladino e i suoi compagni in quelle terre maledette. Sebbene non vi fosse traccia del tomo di Bertrando che tanto aveva ossessionato il loro avo, Marchesa rinvenne nelle braci del camino ciò che restava di una pagina strappata e dalla calligrafia con cui erano state scritte parole a stento visibili, dedusse che era stata vergata dalla mano del Signore di Lairenne in persona, circa tredici anni prima.

Gli avventurieri cercarono di dare un senso al contenuto che si poteva ancora leggere in ciò che era rimasto del frammento bruciacchiato, e concordarono che Glair, il nano ingaggiato da Lord Raphael per compiere i lavori nelle catacombe, aveva scavato anni addietro un passaggio che conduceva fino ai sotterranei della Torre Coronata. Tuttavia, stando alla testimonianza del maestro della corporazione mercantile, Lord Raphael si era trasferito appena l’anno successivo nell’umile distretto dei commercianti proprio per seguire le imprese dei nani.

In quel momento gli avventurieri non erano ancora in grado giustificare il curioso comportamento del loro avo; poiché è certamente vero che la mente di coloro che vivono nella luce fatichi non poco a comprendere quali perverse e agghiaccianti nefandezze un cuore corrotto possa compiere.