Sette naufraghi

Cadeva l’anno 1287 quando infine Frater Alteo ebbe l’occasione di indire la sua crociata contro le terre di Stygia, per convertire attraverso il sacro fuoco dei roghi le blasfeme tribù del deserto. Quando le navi approdarono nei porti di Khemi, la guerra ebbe inizio: arcaici templi, frutto della malsana adorazione di divinità oscure, vennero dati alle fiamme e i giganteschi obelischi che torreggiavano sulle cupole delle necropoli vennero abbattuti. Mai le genti di Stygia conobbero conquistatori più spietati, poiché tale era l’influenza e il potere di Frater Alteo che ogni cavaliere templare nell’Impero prestò subito giuramento per vestire lo stemma della croce sul suo petto.

L’uomo sapeva di essere sul ciglio di un sogno, avvolto nel tepore di una rassicurante tenebra. Gli sembrava di essere cullato dalla droga del Loto Nero, e mai effetto sarebbe stato più dolce nei suoi perduti ricordi. Eppure un giorno, l’incantesimo si ruppe.

Il soave canto che lo accompagnava venne sostituito da una voce rabbiosa, che urlava per svegliarlo; ma troppo a lungo l’uomo era rimasto prigioniero dei suoi sogni. La voce divenne puro terrore e fuggì, lasciando l’uomo solo nel suo buio.

Quando Jack Faust aprì finalmente gli occhi, si accorse di essere disteso su una spiaggia dorata, lambita dalle acque del grande mare. A dispetto di ogni sua convinzione, dovette riconoscere che non stava sognando, e si accorse con sgomento di non ricordare nulla del suo passato o della sua discendenza.

Un rumore sordo alla sua destra lo costrinse ad alzarsi: contrariamente a quanto avrebbe desiderato su quella spiaggia senza nome, non era affatto solo.