Il capitano della Torre della Sentinella

Tra le storie delle taverne della Terra di Alba sono molti i racconti che hanno come protagonista il Capitano Sigurth Lothbrock ed il suo temibile Drakkar. Eppure non tutti questi racconti hanno un tema epico, e si dice che il Capitano amasse la compagnia, il vino e le ragazze dalla risata forte e sincera. Alcuni cantastorie sostengono che la sua lama facesse parte delle Nove che sfidarono Xian, il flagello di Drann, ma altrettante negano che egli prese parte a quell’impresa. Ben pochi invece conoscono i motivi che lo spinsero ad accettare il comando della Torre della Sentinella di Northgar, nel tempo in cui era presieduta dal Castellano Angus McBride.

Non era stato un buongiorno per Theodor. Falstaff era tornato dopo due giorni dall’Alto Valico, riportando ferite vicine a strappargli la vita. Trascinato alla Fortezza dalla caparbia del nano, l’uomo sembrava aver perso qualunque barlume di saggezza in quell’ultima escursione. Il buon senso non sembrava entrare nella testa di Falstaff, almeno così pensava Theodor in quei giorni

Nella taverna delle Quattro Picche tre avventori li attendevano davanti ad una lauta colazione. Narth divideva il cibo con quelli che erano stati due dei suoi compagni di viaggio: l’atletico Orodreth sorseggiava con calma il suo sidro, sotto lo sguardo torvo del nano, che non gli perdonava la pur lieve traccia di sangue elfico nelle sue vene umane, mentre ad una delle estremità del tavolo sedeva il silenzioso Crovont, adepto dei Maghi-Veste dall’inconfondibile tunica nera. I tre uomini il mezz’elfo e il nano ebbero poco tempo per conoscersi meglio quella mattina. Sei soldati erano stati inviati per convocare Falstaff e Narth, coinvolgendo involontariamente tutti i presenti sino al cospetto del Capitano della Torre della Sentinella, Sigurth Lothbrock

Egli ascoltò e valutò attentamente l’accozzaglia di avventurieri che gli era stata presentata, scrutando ognuno di loro attraverso i suoi gelidi occhi azzurri. Quando si ritenne soddisfatto, mise al corrente l’intero gruppo dei sospetti che nutriva sui goblin, e sui loro elusivi assalti, che si erano moltiplicati con il sopraggiungere dell’inverno.

Nulla di ciò che disse loro quel giorno era un segreto nella fortezza, inclusa la notizia sulla taglia posta sulla testa di Calisto, il Mago-Veste messo a morte dalle Torri di Magia. Eppure sapere con certezza che il Capitano riteneva possibile la presenza di un traditore tra le spesse mura di Northgar non recò alcun conforto al cuore di Theodor e dei suoi compagni, ed instillò il sospetto sullo stesso Sigurth nella mente di Orodreth.

La giornata era ancora lunga, ma le ferite riportate dal precedente viaggio invitarono Falstaff e Narth alla cautela. Il gruppo si divise ripromettendosi di desinare insieme a tarda sera. Ognuno sbrigò i propri uffici, sino a quando le tenebre calarono.

Durante quella sera, Theodor ebbe modo di conoscere Malachia, lo scrivano di Northgar. L’anziano uomo teneva una delle sue gambe sullo sgabello, opportunamente fasciata in seguito ad un incidente nella torre nella quale abitava. Quando Theodor lo accompagnò alla sua casa, Malachia aveva bevuto sin troppo e sprofondò nel sonno non appena toccò il proprio giaciglio. Prima di andar via, Theodor notò però un dettaglio inquietante: l’incidente alla torre dello scrivano sembrava esser stato causato da qualcuno, e la stretta scalinata di legno era stata manomessa in modo che crollasse appositamente. Con un crescente senso di inquietudine, Theodor ritornò a lunghi passi verso la taverna delle Quattro Picche. La neve aveva iniziato a cadere soffice quella notte, ma ben presto il furioso vento del nord l’avrebbe trasformata in violente raffiche di schegge taglienti.