Epilogo

Per un intero quarto di secolo i Draghi vissero soltanto nelle canzoni dei bardi, e nei ricordi dei veterani che avevano combattuto a Narnen e Torgar, durante l’ascesa della Terza Oscurità. Si ritenne allora che persino i più grandi Draghi avessero seguito Sherarghetru nella sconfitta, e che Mourne il Nero fosse stato in qualche modo ucciso nella battaglia della Gola del Terrore.

Le nuove generazioni non avevano mai visto con i propri occhi i Draghi, men che meno i miliziani di Remkha. Quando l’antico rettile distrusse una delle torri di guardia del cancello orientale, soltanto i veterani tra i crociati che avevano combattuto venticinque anni prima nel pianoro di Istmar non si diedero alla fuga.

I sopravvissuti dell’artiglio di Gothmog seppero che il momento era giunto e non attesero alcun comando dai loro padroni: nelle loro piccole menti i Signori delle Tenebre erano tornati, la Terza Oscurità avrebbe nuovamente esteso la sua ombra sulle terre dei viventi. Come impazziti i goblin cavalcarono sui loro lupi e aggredirono i cancelli di Remkha, mentre la guarnigione fuggiva terrorizzata al passaggio del maestoso Drago.

Quando gli avventurieri emersero nelle strade, le vie erano in tumulto: gli abitanti di Remkha fuggivano da ogni parte cercando riparo, mentre l’immenso rettile sorvolava i tetti della loro città, ruggendo di scherno alle salve di frecce dei coraggiosi miliziani, uccidendo e incenerendo ogni cosa sotto di sé. Nel caos terribile che ne seguì, fu quasi un miracolo se essi riuscirono ad imbarcarsi sull’agile Squartagorghi di Redrick. Stanchi e feriti, ricoperti di cenere, gli avventurieri osservarono la Città di Rame bruciare sotto le fiamme di una creatura antica e terribile, che prometteva un fato ancora più raccapricciante per coloro che fossero riusciti a sopravvivere a quella disperata notte.