Epilogo

E così la Valle delle Ombre tornò silenziosa, e gli spiriti inquieti che vi dimoravano trovarono la pace.

Chandra e Dreela scelsero di incamminarsi insieme, per scoprire la verità sul loro passato e sulle parole enigmatiche di Liebke. Avrebbero appreso molto sul conto di Nimloth, la sposa dei morti, e sul sinistro scopo che la legava al Vecchio Mondo.

Xirtam si congedò dall’amata un’ultima volta, ma seppe nel suo cuore che non sarebbe invecchiato a lungo prima di rivederla. Tenne per sé la mappa della Valle delle Ombre, apprendendo in seguito il suo gelido significato, ma non rivelò mai che nella sua trama era possibile leggere l’arcana stregoneria degli Elfi, la chiave che avrebbe disserrato definitivamente il Cancello degli Uccisi. Il bardo ritornò all’Ovest, dove il suo casato lo accolse con tutti gli onori e dove compose il suo capolavoro che tanto a lungo sarebbe stato recitato e cantato entro e oltre i confini del Vecchio Mondo.

Andrey riportò Djabel alla confraternita, così come gli era stato ordinato. Ciò che era stato un uomo rivelò in che modo aveva tradito l’ordine, prima di essere ucciso e Andrey intuì che il Magister aveva subdolamente manovrato i propri servitori in una terribile rete di complotti. Worth forse aveva vissuto troppo a lungo; la lama di Andrey avrebbe presto bevuto nuovo sangue.

Manatea si divise dal gruppo degli avventurieri al suo ritorno a Kaltegar: durante gli anni successivi, gli orchi avrebbero devastato le terre di Istmaar con una violenza mai vista prima, e l’esploratrice si sarebbe distinta per il suo valore, ascendendo ai ranghi più alti degli Uskarii.

Isaac si diresse ad Alekhin, portando con sé l’ago e il filo stregati, tuttavia senza avere intenzione di consegnarli al Magister. Nella via del ritorno, aprì la lettera che avrebbe dovuto consegnare, poiché finalmente aveva intuito che non era diretti ad altri che a sé stesso. Il suo maestro era stato nel giusto: attraverso questo espediente aveva preso parte all’impresa, cogliendo profondi significati legati al Terzo Principio; veri e propri ponti verso nuovi orizzonti di comprensione. Isaac seppe con certezza che il suo viaggio era ben lungi dall’essere completato.

Dakkar lasciò i suoi compagni al ritorno da Kaltegar. Lo scopo della sua cerca era stato compiuto, ma il suo animo era gravato dalla perdita del suo congiunto e dal tetro destino a cui era stato condannato. L’indomito guerriero partì sul dorso del suo destriero da solo, con la pesante scure sulle spalle; ed anche se nessuno poteva immaginarlo, le sue gesta avrebbero ispirato le ballate e le canzoni del secolo successivo.

Kiran ritornò all’ovest, stringendo uno dei cinque bastoni di Elragh, ma la gloria che sognava per sé non sarebbe giunta facilmente. Le macerie dell’antico Regno di Gulnor sarebbero presto state sopraffatte da una terribile maledizione, che avrebbe mutato per sempre ciò che restava della corte del Re Stregone e dei Maghi della Corona.

Kadmos rimase a Kaltegar e sebbene il tentativo di ottenere il favore del Magister fosse sfumato, gli Orchi avrebbero presto pagato un caro prezzo per aver calpestato le terre di Istmaar. Restando fedele al casato che lo aveva scelto, il condottiero si pose alla testa degli eserciti di Thaern sino al termine dell’invasione degli orchi, e quando il nuovo Imperatore giunse ad Istmaar, Logan chiese a Kadmos di negoziare per il suo casato. Il condottiero che nulla temeva fronteggiò Ruthgar Untershank come se fosse stato un suo pari, e ottenne condizioni molto favorevoli per il casato di Thaern, che nel 1290 lo insignì del titolo di Lord.

Si racconta inoltre che prima della fine gli avventurieri si sarebbero riuniti ancora una volta, e avrebbero viaggiato insieme per battersi contro i più potenti avversari della nostra epoca: ma questa, è un’altra storia…