Nel nome del Re

Le creature note con il nome di Mutaforma sono native delle sabbie dei deserti che circondano l’antica Antioch e difficilmente riescono a spingersi oltre i suoi confini. Pur potendo assumere per breve tempo le sembianze di un essere umano, questi mostri necessitano del sangue delle proprie vittime per mantenere a lungo il loro aspetto, o sono costretti a rivelare le proprie immonde sembianze. Per questa ragione chiunque desideri entrare tra le mura di Antioch viene sempre rinchiuso un giorno e una notte nelle segrete, a prescindere dal proprio nome o dal proprio rango.

Dopo molte ore di attesa, la Compagnia, nascosta anche allo sguardo più indiscreto, assistette all’ingresso del Re e dei suoi generali. Tra i presenti gli avventurieri riconobbero facilmente Gregoire Mormont, il colossale Maresciallo delle Marche Occidentali, e il giovane e affascinante Simon Gartierre, Capitano della Torre Verde. Per ultimo, il Re stabilì che anche Gottfried Goebbels, ambasciatore dell’Impero, sedesse in quel consesso, anticipando che l’alleanza con il Trono di Spade fosse quantomai necessaria nell’imminente futuro.

Quando la Sala fu gremita, il Re informò i propri consiglieri di quanto recentemente aveva appreso: il Re Stregone, che tutti credevano morto durante la battaglia alle porte di Gundobad era ritornato, ed era stato incoronato all’inizio dell’estate tra le mura della decadente città della stirpe di Gunderbork. Mentre ancora gli attoniti consiglieri commentavano gli accadimenti, un robusto paggio fece ingresso, portando un messaggio alle orecchie del Re. Fu allora che Cristòph III annunciò insolitamente che il consiglio doveva essere sospeso, e richiese che i propri generali lasciassero la sala. Ancora scossi per la rivelazione appena udita, gli uomini del Re lasciarono i propri posti, e quando il salone fu finalmente sgombro, dal doppio battente emerse Émile Dernier, il Primo Signore della Legge.

Dalla conversazione che ebbero, gli avventurieri intuirono che il Re era già al corrente di alcuni dettagli, e che Émile avrebbe dovuto portare con sè un prezioso oggetto, che il Re doveva vedere quanto prima. Dopo aver lanciato uno sguardo obliquo verso le porte, il Primo Signore della Legge richiese al Re di seguirlo, in quanto ciò che doveva vedere era già stato portato nella torre in una delle stanze superiori della Sala.

Per evitare di essere scorti, gli avventurieri si precipitarono in una delle stanze, mentre uno degli incantesimi di Theodor attutiva il rumore delle armi e delle armature. Per fortuna, Émile Dernier condusse il Re in una delle stanze attigue, ed attraverso un pannello di legno la Compagnia ebbe modo di udire quanto accadeva nell’altra stanza.

La voce ferma del Re era alternata dalla flebile voce del Signore della Legge. Ma ad un tratto la Compagnia udì un urlo soffocato, e comprese che qualcosa di terribile stava accadendo dall’altra parte del pannello. Con un violento calcio Falstaff scardinò il fragile ostacolo ligneo, mentre Narth si disponeva alla porta per bloccare l’eventuale fuga del cospiratore.

Ma ciò che gli avventurieri videro irrompendo nella sala, era al di là della loro immaginazione.

Due Re, identici nell’aspetto e nelle vesti, stavano lottando nel tentativo di strangolarsi a vicenda. Gettatisi subito nella mischia, Falstaff, Theodor e Telehma riuscirono a separarli mentre Narth e Crovont si disponevano all’ingresso. Le grida intanto, avevano richiamato l’attenzione dell’intero consiglio di guerra del Re, che stava salendo rumorosamente le scale.

Fu allora che Telehma ricorrendo ai propri talenti, impedì la tragedia: attraverso le proprie arti stregate, riuscì a mitigare la furia degli uomini armati il tempo sufficiente da ascoltare le sue parole, e mostrare a tutti l’evidenza – due Re erano presenti, anche se uno di essi, ferito, non era in grado di proferire parola. Mentre Theodor cercava di salvare la vita del Re morente, Gregoire Mormont affrontò l’altro Re. Senza via di scampo, incastrato dalle parole di Falstaff che aveva notato la mancanza del sigillo reale al suo dito, il Mutaforma snudò le zanne a aggredì Mormont alla gola, ma la scure di Narth era pronta e la testa della spaventosa mostruosità dei deserti rotolò via, seguendo un orribile arco di sangue nero.

Nell’ora che seguì, la Compagnia non ebbe modo di lasciare la Torre, per quanto il loro ruolo fosse definitivamente chiarito. Era ancora buio quando essi vennero convocati in una piccola sala, dove il Re, ripresosi dalle ferite inflitte dal Mutaforma, li invitò ad una lunga conversazione alla quale solo Gregoire Mormont fu ammesso.

Mentre il piano dei congiurati veniva rivelato, il Re richiese la presenza di Claude Thierry e del Maestro degli Assassini di Antioch, che assicuratosi della morte della creatura, si decise a rivelare che era proprio quella bestia ad essere stata ceduta alla casata dei Corbeau dal Visir, e che egli era stato incaricato di seguire e uccidere nel Vecchio Mondo a qualsiasi prezzo. Nel collegare le proprie scoperte la Compagnia ebbe modo di ricostruire l’accaduto, e Vincent Corbeau e Geoffrey Kunibald vennero riconosciuti colpevoli di alto tradimento agli occhi del Re, il quale ammise che soltanto l’intervento degli avventurieri aveva impedito che il Trono di Alabastro fosse violato da un’immonda creatura.

Prima che la riunione potesse avere termine, un nuovo evento ebbe luogo: nella penombra della sala, scortato dalla Compagnia del Cinghiale, fece ingresso il vero Émile Dernier, sottratto all’antro di Rashkad dove era stato tenuto prigioniero alla stregua della piccola Elise. Ritrovato uno dei suoi più fidati consiglieri, il Re era pronto per mettere fine all’intricata congiura, durante l’ultimo giorno del torneo.