Incontro nell’ombra

Quando Cristòph III d’Amberville ascese al Trono di Alabastro, indisse subito un grande torneo al Plateau de Saclay per celebrare la sua incoronazione e per avvicinare a se i più grandi cavalieri, i bardi e gli eroi di Cheemon che avrebbero servito la sua dinastia. Alcuni tra i dotti però sostengono che il torneo di Aghijon fosse soltanto un pretesto escogitato dal Re per osservare di persona quanto valore avesse la fedeltà dei suoi nuovi vassalli, e quali tra essi sarebbero diventati i suoi più preziosi alleati o i suoi più acerrimi avversari.

Dopo aver prestato soccorso al povero Matieu, la Compagnia decise di dividersi: Narth, Telehma e Ritchie si diressero verso i tavoli all’aperto serviti dalle bancarelle di Aileen, mentre Falstaff, Theodor e Crovont si recavano a Castello Vecchio, nella speranza che l’editto reale fosse stato revocato.

Tra i tavoli dell’affollato campo, Ritchie notò uno degli avventori, incappucciato, che cercava in maniera piuttosto impacciata di non dare nell’occhio, tentando di restare quanto più in disparte possibile. Prima che potesse decidere se investigare o meno, l’uomo fu raggiunto da due robusti individui, ed i tre si allontanarono nell’oscurità del tramonto. Dopo un breve scambio di battute, il trio di avventurieri decise di seguire l’uomo e i due energumeni, abbandonando i propri boccali di birra ancora pieni per altri fortunati avventori.

I tre uomini si recarono verso il fiume Evier, nella parte bassa del Plateau, al riparo da sguardi indiscreti. Pur non riuscendo ad udire nulla della conversazione, Narth e Telehma notarono che l’uomo incappucciato riceveva un piccolo oggetto da uno dei due, prima di incassare dall’altro un violento destro nello stomaco. I due robusti uomini si allontanarono, lasciando l’uomo incappucciato piegato sulle ginocchia, e Ritchie, adoperando uno dei suoi sortilegi, decise di seguirli per scoprire dove fossero diretti.

Nel frattempo Theodor, Falstaff e Crovont stavano ritornando indietro, dopo aver inutilmente tentato di entrare a Castello Vecchio. Dalla loro posizione, scorsero i propri compagni intenti a spiare l’ansa del fiume Evier, e Crovont decise di raggiungerli mentre Theodor si raccoglieva in meditazione, per chiedere lumi al proprio Patrono.

Quando la Compagnia si raccolse, affrontò l’uomo incappucciato, che nel frattempo si era ripreso dal colpo. Dopo un breve scambio di battute, gli avventurieri appresero non senza sorpresa, che si trattava di Claude Thierry, il secondo Signore della Legge. Piuttosto preoccupato, egli pregò gli avventurieri di tacere su quanto avevano visto, offrendo anche un compenso per il loro silenzio. Le trattative furono bruscamente interrotte da uno degli ufficiali della guardia reale e dalla sua scorta, inviati dal Re per scoprire cosa fosse accaduto al secondo Signore della Legge.

Poco tempo dopo Ritchie si era unito al gruppo, anche se il suo pedinamento non aveva dato i frutti sperati. L’unica informazione acquisita dal mago veste nera concerneva il nome di una donna coinvolta nel losco incontro, Kira, che però non godeva di eccessiva fiducia da parte degli stessi uomini che Ritchie aveva silenziosamente seguito.

Tornati nella propria tenda, gli avventurieri si concessero un sonno ristoratore, in previsione della sfida di Tiro con l’Arco del giorno successivo. Falstaff, sicuro del proprio talento, si presentò in forma come non mai, e Theodor decise di scommettere cinque monete d’oro sulla sua vittoria. Anche Narth decise di partecipare, imbracciando la sua temibile balestra.

La fortuna quel giorno però era rivolta verso il popolo delle montagne; e così, mentre le quadrelle di Narth sembravano calamitate dal bersaglio, le frecce di Falstaff volavano in tutte le direzioni fuorché verso gli anelli concentrici che avrebbero dovuto colpire. Falstaff venne quindi eliminato, mentre Narth avrebbe conteso il titolo di miglior tiratore del Regno con altri due arceri cadetti. In lontananza il povero Pierre d’Amberville rimediava un altra cocente sconfitta, ed uno gnomo si gongolava al pensiero delle cinque monete d’oro vinte, al sicuro nella propria scarsella.

Disinteressato alle competizioni del torneo, Ritchie intanto aveva presentato il suo rapporto a Lareeda. Ritenendo che i maghi veste blu e i maghi veste bianca non fossero coinvolti negli accadimenti di quei giorni, richiese che gli venisse affidato un nuovo incarico, che lo portasse lontano da quell’assurda mondanità del torneo. Lareeda, che ben conosceva quanto fosse difficile per Ritchie tollerare la gente comune, accolse la sua richiesta, e sciolse la veste nera dagli obblighi che lo legavano a quella cerca, inviandolo verso la Torre della Stregoneria per completare i suoi studi.