La canaglia di Varetta

Negli anni a cavallo tra il XIII e il XIV secolo, le onde del Jeevra vennero rese rosse da continue scorrerie, che nemmeno le potenti signorie tileane sembravano capaci di arginare. Tra quegli audaci e spregiudicati pirati sono ben documentate le incursioni perpetrate dai Nove Terrori dei Mari, nient’altro che una risma di filibustieri della peggior sorta che il tempo avrebbe destinato, inevitabilmente, alla forca.

Quando la presenza di Marchesa venne annunciata nella grande sala, i convitati le resero i consueti omaggi, e com’era usanza a quel tempo si unirono al suo seguito per recarsi nella sala del banchetto. La seconda giornata del grande torneo di Lairenne stava per volgere al termine, e la baronessa si sorprese nel provare una sinistra inquietudine, forse foriera di improvvisa violenza, circondata com’era da quei blasonati ospiti così pronti a impugnare le armi; persino la bella Isabeau, che accompagnava il giovane Paul Quinsonn, nascondeva un affilato stiletto stretto all’avambraccio, occultato dall’ampia manica del suo elegante abito da cortigiana.

La tensione al desco era palpabile, e Grinwald si convinse che le polveri disseminate dagli eventi di quei giorni solo all’apparenza gioiosi, fossero pronte a esplodere. Anche i suoi cugini avvertivano la sensazione di camminare sulla lama di un coltello, ma il paladino si rasserenò un poco quando vide che il Capitano Verena e i quattro mercenari delle Furie di Eireann si erano disposti di qualche passo più vicini allo scranno di Marchesa, le mani già strette sull’impugnatura delle loro armi.

Mentre i convitati scambiavano commenti di consumata cortesia, Grinwald, incoraggiato dai suoi compagni, si allontanò con un pretesto per qualche minuto per invocare l’aiuto di Libra. La sua vista sarebbe stata in grado, seppur per poco tempo, di svelare la presenza di creature stregate dal male, e così, prima di ritornare al suo scranno, il paladino abbracciò con misurato sguardo l’intera sala. Nulla di preoccupante venne rivelato ai suoi occhi, eppure Grinwald avvertì che qualcosa non andava per il verso giusto, come un sotteso ammonimento della dea a non abbassare la guardia: qualcosa non si era accordato con la rettitudine che Libra esigeva, ed il paladino ne venne turbato.

Di comune accordo i nobili di Lairenne non fecero parola del ritrovamento di Nicodemo, ma lo stregone era stato abbattuto in pieno giorno ed era probabile che alcuni sussurri fossero giunti alle orecchie dei commensali. Tuttavia Bell era pronto, e quando Sir Lothario chiese conferma delle voci che aveva udito nel pomeriggio, il primo consigliere della baronessa suggerì che si trattava del corpo terzo bracconiere, lo stesso che si era introdotto nel padiglione dell’Alto Inquisitore.

Come i quattro amici avevano sperato, tenere nascosto il ritrovamento del cadavere di Nicodemo aveva allontanato, anche se di poco, la resa dei conti con Guilliman, ed il resto della serata trascorse senza alcun incidente. Marchesa lasciò andare un lungo sospiro di sollievo quando il suo palazzo fu nuovamente liberato dalla presenza dei suoi bellicosi ospiti.

E così la mattina del terzo e ultimo giorno di torneo vide i nobili di Lairenne tornare nuovamente sul palco nobiliare, per assistere alle ultime competizioni d’arme che avrebbero incoronato con l’alloro della vittoria alcuni tra i più valorosi cavalieri del regno di Cheemon. I combattimenti con le armi ad una mano videro trionfare quel giorno Sir Gregor Bannon, a cui i ruffiani avevano attribuito il nomignolo di “tartaruga”, forse per via della leggendaria guardia dovuta al suo formidabile scudo.

Eppure i cuori dei nobili di Lairenne si infiammarono nuovamente quando Grinwald, in arcione al suo magnifico destriero, si dispose per conquistare la vittoria nell’ultimo giorno dedicato alla giostra dei cavalieri. La lancia del paladino mandò a gambe all’aria il prode Sir Leonida di Iante, ma si spezzò davanti alla furia del Cavaliere Verde, che conquistò il primo premio strappandolo dalla presa del campione di Libra in uno spettacolare duello finale.

Dopo il tradizionale ristoro offerto sul palco nobiliare, la compagnia decise che era giunto il momento di interrogare Mousinièr e scoprire una volta per tutte quale coinvolgimento avesse avuto Capitan Scavafosse nella vicenda. Bell istruì i Guasconi di Valencia di assicurarsi che il mercante non cercasse di svignarsela dopo esser stato convocato a palazzo, e di lì a poco il tracotante Capitano Batista riferì con soddisfazione che l’infido pirata era stato condotto nelle segrete della Torre dell’Uomo Morto.

Quando finalmente si trovarono faccia a faccia, Bell inchiodò il galeotto grazie al messaggio con il quale aveva inviato i bracconieri nella tenda dell’Inquisitore, non lasciando altra scelta al vecchio lupo di mare che ammettere le sue responsabilità e cercare un accordo con la baronessa. In cambio della sua vita e la sua libertà, Mousinièr svelò l’intricato piano elaborato da Ruggero per vendicare la morte del padre, e aggiunse che il sinistro contrabbandiere di Varetta avrebbe certamente voluto assistere in prima persona alla morte di Marchesa, concordata perché avvenisse innanzi ai suoi illustri ospiti durante il banchetto finale in onore dei vincitori, che si sarebbe tenuto il giorno successivo.

Sebbene inizialmente indecisa, Marchesa alla fine si risolse a fidarsi del vecchio pirata, accordandogli alloggio all’interno del distretto dei mercanti, ben sapendo che Ruggero non avrebbe mai perdonato il suo tradimento.

Ritornati sul palco nobiliare, i nobili di Lairenne presenziarono l’ultimo dei grandi eventi ufficiali del torneo, e Bell, forse per allentare la tensione del confronto decisivo con l’Alto Inquisitore, decise di cimentarsi in prima persona nella competizione delle armi a due mani. Sebbene non si fosse allenato seriamente nell’uso dello spadone negli anni precedenti, il primo consigliere della baronessa dimostrò il suo valore giungendo faticosamente al duello finale che, con grande sorpresa di Bell, lo vide incrociare le armi con Sir Bran McMerry.

Il primo incontro con il Cavaliere Moschetto non aveva certo lasciato una duratura impressione in nessuno dei cugini di Lairenne, ma sul campo dell’arena Sir Bran McMerry si batté con una foga e un coraggio inaspettati, ponendo in seria difficoltà Bell. Con una finta e una controfinta degne di un vero maestro, il minuto avversario colpì con forza la guardia del cavaliere di Lairenne, disarmandolo e conquistando per sé il titolo di campione.

Quando Bell, scornato, si unì ai suoi cugini, li trovò immersi in una fitta conversazione, al termine della quale la compagnia decise che era giunto il momento di affrontare l’Alto Inquisitore e dipanare, una volta per tutte, le misteriose circostanze della morte di Nicodemo. Poiché molti tra essi temevano che un temibile Nosferatu fosse coinvolto, la decisione di agire mentre ancora il sole del tardo pomeriggio era alto sembrava la più saggia.

Eppure, mentre allungavano i propri passi verso il grande accampamento dei Crociferi, nessuno tra quei prodi cavalieri avrebbe potuto prevedere i tragici eventi di cui, lì a poco, sarebbero stati loro malgrado, inaspettati testimoni.