La mano di Kardys

Si racconta che durante una delle celebrazioni nelle sale del più antico tempio di Kardys, un’insolita vittima bagnasse con il proprio sangue il sacro altare: il gran sacerdote del culto. Tra i dodici accoliti, vi era certamente colui il quale aveva inflitto il colpo mortale; eppure nessuno di essi parlò, perché Kardys più di ogni altra cosa invoca il segreto sulla mano che uccide.

Un’inquietante sorpresa attendeva gli avventurieri al loro ritorno nella locanda del Randagio Ubriaco: Kadmos, riverso in una pozza del suo stesso sangue, era disteso al centro della camera che era stata loro assegnata. Chandra, attingendo alla fonte primaria della vita, riuscì a rimarginare le ferite del guerriero, che riprese conoscenza.

Kadmos non ricordava di essere stato aggredito, ma di avere subito una contrazione interiore simile a quella sperimentata durante il duello tra Chandra e Ishmaela. Lo sguardo dei presenti si posò sul misterioso simbolo che portavano sul petto, che evidentemente nascondeva ancora il suo più intimo segreto.

Intenzionati a recarsi al rifugio di Nadine soltanto con il favore delle tenebre, gli avventurieri decisero di raggiungere la bottega di Cacopulos, trovandola però serrata. Mentre il gruppo ritornava sui propri passi, notò un’aria particolarmente mesta sui volti degli abitanti di Enkara e determinato a scoprirne il motivo Dakkar interrogò uno di essi. L’uomo rivelò che gli araldi di Strom avevano annunciato l’esecuzione di tre giovani ribelli, l’alba del giorno successivo.

Incerti sul da farsi, gli avventurieri tornarono alla locanda, per cercare di riposare e lasciar rimarginare le loro doloranti giunture. Non desta meraviglia che dopo gli eventi trascorsi tutti gli avventurieri si abbandonassero ad un sonno particolarmente pesante, tanto che la conversazione che si svolgeva a notte fonda al piano sottostante riuscisse a destare soltanto Jack Faust e Andrey.

Muovendosi silenziosamente entrambi discesero nella sala, ove trovarono il capitano Laranga e Thor impegnati in un’animata conversazione: Ishmaela era scomparsa, ma non si trovava in nessun luogo che Thor conoscesse nè era stata catturata dagli uomini di Strom, secondo ciò che sapeva il capitano. Jack e Andrey dopo qualche incertezza, decisero di recarsi al rifugio di Nadine, per verificare se la giovane si fosse nascosta laggiù.

Destati tutti i loro compagni, il gruppo si mosse al rifugio sotto la guida di Kadmos, giungendo in tempo per la cerimonia funebre per le due guardie del corpo, celebrata da Nadine stessa. Ansiosi di conferire con Nadine, gli avventurieri cercarono invano di dipanare quella che sembrava un’ingarbugliata e contraddittoria matassa attraverso una lunga conversazione, al termine della quale Nadine li incoraggiò a prendere parte ad un altra missione, derubare Strom del Talismano dell’Ombra, forse l’oggetto che gli garantiva la sua invulnerabilità.

Eppure, soltanto quando Chandra mostrò il medaglione rinvenuto nella palude, Nadine ebbe una reazione insolita: nonostante la sua voce lo negasse, la sua mano si protese con bramosia verso il pendente. Chandra decise di tenere per sè il medaglione, obbedendo di fatto alle richieste di Nadine, e dirigendosi con gli altri alla ricerca di Noriast.

Il capitano dei ribelli aveva poche informazioni da scambiare: non conosceva il luogo in cui si nascondeva Ishmaela, nè aveva modo di aiutare coloro che sarebbero stati impiccati il giorno successivo. Noriast aveva l’impressione che si trattasse di una trappola per spingere i membri della resistenza troppo compassionevoli ad un passo falso.

Quando Chandra mostrò il medaglione, Noriast rivelò che apparteneva senza dubbio a Nadine; nonostante fosse molto perplesso, Noriast si convinse che la sciamana era sincera e che Nadine non desiderasse più l’oggetto. Tuttavia, l’enigma del medaglione sarebbe affiorato poco dopo, durante una conversazione tra gli avventurieri avvenuta in una delle sale che avevano ospitato per secoli le ossa di guerrieri dimenticati. Inizialmente contraria a cedere il medaglione, Chandra si convinse pian piano che il segreto celato nella palude, sussurrato nella sua mente dalle ultime vestigia di Tarisha, potesse essere proprio il pendente che teneva in mano: un ninnolo semplice, la chiave per dipanare un segreto dalle sfaccettature incredibilmente complesse.

Qualche ora più tardi, gli avventurieri ritornarono da Nadine, per apprendere i dettagli dell’incursione nel palazzo di Strom. Tuttavia durante la conversazione, Chandra espose nuovamente il medaglione, e innanzi alla bizzarra reazione di Nadine, decise di consegnarle il gioiello.

Ciò che accadde dopo, fu terribile. Mentre Nadine scivolava al suolo, qualcosa si separava dalla sua veste: era il colore, nero come l’inchiostro, che sembrava strapparsi dal tessuto della tunica, formando un orribile volto al di sopra della veggente; la massa nera si torse in un gorgo e sparì in pochi secondi, ma prima che accadesse tutti riconobbero le sembianze di Mithrelle: la sua presa sul corpo e la mente di Nadine era stata dissolta al tocco del medaglione incantato.

Nadine, avvolta in un sudario di stoffa verde, potè soltanto mettere in guardia gli avventurieri: Ishmaela correva un grave pericolo, e attraverso la pergamena che essi avevano consegnato a Mithrelle era divenuta la mano di Kardys. Avrebbe compiuto un omicidio, e ne sarebbe stata accusata, sebbene colei che aveva guidato le sue azioni sarebbe rimasta nascosta, così come Kardys suggeriva: un inganno nell’inganno. Gli avventurieri decisero di opporsi a questo fato, e correndo contro il tempo si recarono nell’abitazione di Gelion, la vittima designata dal sortilegio.

Grazie alle arti di Unghialunga, il gruppo riuscì a penetrare silenziosamente nel distretto nobiliare, e individuata l’abitazione di Gelion, Andrey e Dakkar si arrampicarono audacemente sino ad un’alta balconata. Penetrando nell’abitazione tuttavia, essi videro che erano giunti troppo tardi: Gelion giaceva sul suo letto, un pugnale profondamente conficcato nella gola. Accanto a lui Ishmaela sedeva come stordita, le mani macchiate del sangue dello stregone. Senza parlare, Kadmos afferrò i fianchi snelli di Ishmaela e se la gettò in spalla: era tempo di fuggire.

Soltanto dopo aver riportato Ishmaela al rifugio di Nadine gli avventurieri avrebbero avuto risposta alle molte domande che affollavano la loro mente: e attraverso le rivelazioni della veggente, che era stata costretta ad ascoltare la velenosa voce di Mithrelle nella sua mente, essi appresero alcuni tra i più terribili segreti della strega grigia.

Un’alba arrossata colse gli avventurieri all’esterno del rifugio. L’esecuzione sarebbe avvenuta qualche ora dopo, nella grande piazza antistante il ciclopico palazzo dell’ammiraglio Strom.