Il massacro di Enkara

Gli avamposti della luce cadevano uno ad uno tra le dune, e gli immondi eserciti del Signore del Deserto si avvicinavano alla città di Khemi giorno dopo giorno. I più prudenti auspicavano che Frater Alteo ordinasse ai templari di ripiegare abbandonando al loro destino quelle terre infedeli; ma chi nutriva queste speranze poco o nulla conosceva del cuore del sommo chierico di Elric.

Quando Xirtam giunse all’estremità del pozzo verticale spalancato da Malek, si trovò in una stanza completamente immersa nella tenebra. Soltanto dopo aver acceso una torcia comprese di trovarsi all’interno di una delle celle sotterranee del palazzo, nella quale era rinchiuso Sakumbe. Il mercante di schiavi rivelò che la tesoreria di Carsen era stata prosciugata negli ultimi mesi, e che Strom assurdamente non desiderava rinunciare agli schiavi a nessun costo, anche se questo avrebbe significato non riceverne altri. Dopo aver lungamente discusso, gli avventurieri decisero di liberare Sakumbe, che promise di tornare al palazzo alla testa dei suoi Immortali.

Dopo aver eliminato cinque uomini di Strom ed essersi impossessati delle chiavi necessarie per aggirarsi nei sotterranei, gli avventurieri trovarono finalmente Turac, legato dalla testa ai piedi con catene di metallo. Il gigantesco guerriero accolse con gioia la spada donatagli da Xirtam, e decise di unirsi agli avventurieri per aiutarli nella loro impresa.

Mentre si aggiravano per i corridoi sinistramente deserti del gigantesco palazzo dell’ammiraglio, Chandra, che mai aveva dimenticato in quale terribile guaio aveva gettato Bartolomeo, si recò verso i piani più alti, dove si trovavano i tomi più antichi che Carsen aveva collezionato nella sua vita. Tuttavia nè Dakkar nè Kadmos avevano intenzione di esporre l’intero gruppo a rischi inutili, e decisero di passare oltre; Chandra accettò quindi a malincuore di lasciare indietro Bartolomeo ma Xirtam, forse mosso a compassione dalla bontà della druida, decise di tentare il tutto per tutto, e fingendosi uno degli uomini del Teschio Rosso, fece ingresso nella biblioteca dove con estrema abilità riuscì a persuadere i due guardiani ad allontanarsi e liberare il vecchio scriba.

Il gruppo si ingrandì ulteriormente e gli avventurieri decisero di recarsi nella sala del trono, ove speravano di trovare Strom e il Talismano dell’Ombra. Bartolomeo, che era stato costretto a percorrere quei corridoi nei giorni passati, li condusse nell’immenso salone, la cui volta era alta più di dodici metri. Come per la maggior parte delle costruzioni innalzate dai demoni di Acheron, ciò che colpiva maggiormente era la vastità delle dimensioni degli ambienti, sproporzionati alle esigenze degli uomini mortali. Svariati tavoli erano disposti in modo da formare un gigantesco desco, su cui erano posti i resti di innumerevoli banchetti, e ad una estremità della sala decorata da vetusti arazzi e stendardi sgualciti si trovava il trono di ossidiana di Strom.

La vista aguzza di Andrey scorse un bagliore sulla parte più alta dello schienale del trono, ed intuì che un gioiello vi si trovava. Sperando si trattasse proprio del Talismano d’Ombra, Andrey, Dakkar e Kadmos si avvicinarono cautamente al trono. Tenendo il fiato sospeso in quell’atmosfera irreale, gli avventurieri si prepararono al peggio. E così… accadde.

Come in risposta ad un segnale convenuto, dozzine di uomini del Teschio Rosso si riversarono nella sala, sciamando da ogni parte. Oltre cinquanta armigeri emersero da ogni porta o arcata sbraitando imprecazioni e ordini da battaglia, e circondarono rapidamente gli avventurieri, mentre dall’immensa arcata alle spalle del Trono, accompagnato dal tintinnare delle piastre metalliche della sua colossale armatura, fece ingresso il tiranno di Enkara, Strom.

Mentre Strom poneva sul suo collo il Talismano dell’Ombra, gli avventurieri compresero che la loro unica speranza adesso era riposta nella parola di uno spietato mercante di schiavi, e cercarono di guadagnare il tempo necessario affinché Sakumbe giungesse a palazzo, ammesso che non avesse invece deciso di uccidere Unghialunga e Jack Faust per poi allontanarsi indisturbato dall’isola di Idra.

Per fortuna, Strom considerava di un certo valore la vita di coloro che recavano il Marchio di Acheron, e rivelò che avrebbe preferito non trafiggere i loro cuori di tenebra. Sebbene le sue parole sentenziassero la fine per Turac, Goya, Bartolomeo e Malek, un aiuto inatteso giunse, e la possente voce del corsaro rosso echeggiò nella vasta sala, sfidando il potere del tiranno di Enkara.

Redrick e la sua ciurma di corsari ingaggiarono battaglia da una delle balaustre del palazzo, e intuendo che il momento della verità era giunto, Kadmos e Dakkar caricarono a testa bassa Strom, ma l’ammiraglio non indietreggiò di un passo, mentre la voce di Sabre tonava parole di morte per tutti gli avventurieri. Per quanto combattessero eroicamente i corsari, gli uomini di Strom erano in netta superiorità numerica ed era solo una questione di tempo prima che la valanga di spada li sommergesse.

Xirtam e Andrey si trovarono coinvolti loro malgrando in una mostruosa battaglia, dove la loro abilità nella spada e nel coltello venne messa a dura prova. Accanto a loro, Redrick, Turac e Goya si battevano con l’abilità accumulata in dozzine di scontri, squartando e mutilando gli uomini di Strom con letale efficacia. Malek avvertì che Strom aveva richiamato a sè gli spiriti degli otto demoni di Acheron ed utilizzò tutti i suoi poteri per evitare che essi si manifestassero all’interno del palazzo. Eppure, anche ricorrendo a tutte le loro arti, la mera quantità di spade e lance era talmente grande da bastare a sopraffarli. Dakkar, Kadmos e Chandra si batterono con coraggio contro l’ammiraglio, ma per quante ferite aprissero sul suo corpo Strom non sembrava nè barcollare nè cedere. Essi compresero che il Talismano dell’Ombra in qualche modo forniva al tiranno una vitalità che non poteva essere spezzata con l’acciaio.

Mentre i corsari morivano e la linea di difesa degli avventurieri sembrava fiaccarsi, le porte del palazzo vennero aggredite da Noriast e dagli uomini della resistenza. Ishmaela e Laranga erano alla testa dei più coraggiosi uomini di Enkara, che aggredirono quel maniero divenuto un simbolo di terrore e morte da quando Strom vi si era insediato.

L’immensa sala del trono si mutò in un’arena dove i gladiatori di più fazioni si massacravano con ferocia e brutalità sempre maggiori, mentre cadaveri si ammassavano su cadaveri e il sangue ricopriva quasi del tutto gli ampi blocchi del lastricato di pietra. Ovunque le spade si incrociavano miste a grida di vittoria e urla strazianti. Tentando il tutto per tutto, Dakkar gettò lo scudo e strappò l’amuleto dal collo di Strom, e nello stesso momento una voce lo colpì alla mente come un colpo di frusta: Mithrelle era apparsa a pochi metri dal trono, per reclamare il Talismano dell’Ombra.

Agendo d’impulso Dakkar le lanciò il gioiello, e la strega grigia si preparò per finire Strom. Tuttavia l’ammiraglio, che adesso non sembrava più immune ai colpi ricevuti, vide la strega e vi si gettò con tutta la violenza della propria carica. Nessuno degli avventurieri lo arrestò e Mithrelle venne investita in pieno dal colpo di scure prima che potesse mettere fine alla vita dell’ammiraglio. Andrey recuperò il talismano, e sfuggendo ai pugnali di Quesado, cercò scampo verso gli uomini di Noriast.

Dakkar, Chandra e Kadmos, il cui braccio sinistro era stato spezzato dalla violenza dell’ammiraglio bloccarono il passo a Strom impedendogli di recuperare il Talismano. Fu allora che l’ammiraglio si rivelò nella sua vera forma, assumendo i contorni di un mostruoso demone di Acheron.

La sola vista di questa immonda creatura scosse il cuore degli avventurieri e Xirtam comprese che avevano ancora bisogno dell’aiuto di Mithrelle, e si precipitò nel luogo in cui la strega grigia era caduta. Dakkar, Kadmos e Chandra diedero fondo a tutte le proprie risorse per trattenere il demone, ma quando la mostruosa creatura stava per infliggere gli ultimi colpi sui due guerrieri Xirtam riuscì a rianimare la strega e portarla sul luogo della battaglia. Mentre Sakumbe e i suoi immortali giungevano sul luogo della carneficina, aggiungendo le loro spietate lame a quelle della resistenza, Mithrelle completava il suo incantesimo, colpendo l’immondo demone con la violenza del potere di Kardys. Straziato dai colpi di Kadmos e Dakkar ed arso dalle fiamme della dea dell’omicidio, il demone di Acheron crollò finalmente al suolo. Xirtam, temendo che la strega grigia nuocesse ai suoi compagni era pronto a ucciderla, ma all’ultimo istante fermò la sua lama; forse qualcosa del suo passato gli impedì di uccidere la donna che cingeva nel braccio sinistro, priva di sensi.

Gli uomini di Strom vennero trucidati sino all’ultimo uomo dalle lame della resistenza e degli Immortali, mentre Redrick e Turac dopo molti anni, ritrovarono quel sodalizio forgiato nel sangue che li aveva accompagnati sui campi di battaglia del vecchio mondo. Il tiranno di Enkara era stato infine abbattuto, e sulle ceneri del demone, Dakkar sollevò la scure da guerra che aveva strappato al nemico, levando alto un grido di vittoria che avrebbe echeggiato a lungo sotto il cielo dell’isola di Idra.