Personaggi – Requiem Aeternam

  • Ð

    Il passato di questa ragazza dai lineamenti regolari è noto solo a pochi, perchè raramente lei accenna ai giorni precedenti all’incontro con Jorge. Nemmeno il suo nome è conosciuto, e la maggior parte di coloro che hanno a che fare con lei utilizzano semplicemente la quarta lettera del nostro alfabeto, evocando il simbolo tatuato sulla sua spalla destra che fin troppi occhi anno avuto occasione di vedere. Come accadde a molti vagabondi di Luth Golein alla vigilia della metà del tredicesimo secolo, Jorge la raccolse dalla strada, istruendola nella nobile arte del sotterfugio, per trasformare la ragazza in un’abile assassina.

    Ð parla con sempre con molta devozione del suo maestro, sebbene non abbia dimenticato quanto severo sia stato il proprio addestramento, e quante volte la sua pelle venne colpita con forza per gli errori commessi. Anno dopo anno, Ð si mutò in una ragazza procace, e Jorge trovò più che legittimo istruirla su come sfruttare a proprio vantaggio il suo piacevole aspetto, con l’idea di farne una raffinata spia per la Corte Splendente.

    Tuttavia, all’età di diciannove anni, la ragazza venne coinvolta suo malgrado in un losco piano esterno all’organizzazione di cui faceva parte: l’agguato fallì miseramente e la giovane preferì lasciare la città per non affrontare l’ira di Jorge.

    Le sue peregrinazioni la condussero sino alle sponde della lontana Estalia, ove si unì alla ciurma di pirati capitanati da Victor Meyer, che imperversava sui villaggi delle coste del mare Agelios. Tuttavia, la sorte non sarebbe stata favorevole a lungo per questa intraprendente giovane, e di lì a poco la banda cadde in un’imboscata tesa dalla milizia. Ð riuscì a fuggire rocambolescamente con un piccolo manipolo al seguito del proprio capitano, varcando i confini dell’Impero e vivendo di espedienti e ruberie.

    Non è ben chiaro come da furfanti si tramutarono in cacciatori di taglie – forse fu la fortuna, o le loro abilità, sta di fatto che il giorno in cui Ð fece ritorno nelle terre di Cheemon detenesse un titolo più onesto di quando le aveva lasciate.

    La Compagnia della Luna Storta, così come la chiamava Victor Meyer, si distinse per aver accettato e portato a termine alcune tra le missioni più pericolose, anche se la storia ci racconta che nessuno di loro era veramente pronto per affrontare il temibile Mograine.

  • Gelion Crownar

    Lord Gelion Crownar è considerato uno tra i più longevi Signori di Luth Golein. A dispetto dei suoi sessanta inverni il suo braccio è più che capace di brandire una spada, e la sua voce tuona ancora forte nelle sale del grande maniero dei suoi avi.

    Durante la guerra dei trent’anni Gelion prese parte al conflitto come araldo del suo casato, assumendo il comando dell’esercito di Guyenne. Affiancato dai più valorosi generali e dai veterani fedeli ai Crownar, Gelion trascorse quasi tutta la propria vita sui campi di battaglia, sviluppando un magistrale istinto nel prevedere le trappole tese dai suoi avversari.

    Quando il padre morì, i suoi fratelli minori, che erano rimasti a Luth Golein più per viltà che per tutelare la salute dell’anziano genitore, tramarono contro di lui per impossessarsi del titolo, ma Gelion intuì il loro tradimento e dopo aver messo a nudo la congiura li condannò a morte senza pietà, uccidendoli con la propria spada. Da quel giorno, nessuno ha mai osato mettere in dubbio la legittimità del Signore di Luth Golein.

    Nonostante gli eserciti di Guyenne riscossero molti successi, al termine della guerra il Re Stregone venne sconfitto e le sue armate disperse dopo la battaglia alle porte di Gundobad. Ferito gravemente, Gelion venne catturato e obbligato a giurare fedeltà al Marchese Lefevre, che a quel tempo era al seguito di Edouard III di Vultur, Sire del Trono di Alabastro.

    Da quel momento il temperamento del Barone peggiorò drasticamente, e a farne le spese più di ogni altro fu Alcor, il suo secondogenito, che scelse di vivere una vita da avventuriero più che sopportare le continue angherie del vecchio padre, il quale aveva già destinato tutti i suoi possedimenti al primogenito.

    Quindici anni più tardi, eventi che sfidavano ogni logica avrebbero posto Gelion innanzi ad una difficile scelta: l’ombra del Re Stregone era tornata ad avvolgere i confini di Gundobad, e quando l’erede di Oss pose sul proprio capo la Corona di Engul, Luth Golein venne chiamata a servire ancora una volta.

  • Jorge

    Jorge Maria Ibañez Unamuno trascorse la sua giovinezza nei poveri quartieri di Toledo, e sin da ragazzo il suo cuore rimase avvinto dal bagliore delle affilate lame di questa caotica città Estalita. Ma per quanto i suoi sogni lo portassero distante, egli stesso non avrebbe mai immaginato quanto lontano lo avrebbe condotto il suo destino.

    Certamente cruciale nella sua vita fu l’incontro con Alcor Crownar, rampollo dei Signori di Luth Golein, durante quegli anni in cui il nobile si era lasciato alle spalle le comodità del suo rango e aveva deciso di viaggiare lungo le polverose strade del mondo per soddisfare il suo desiderio di avventura.

    Abituato alla vita del volgo, Jorge non legò inizialmente con il nobile ed i suoi fumosi ideali, ma fu immediatamente attratto dal bizzarro seguito che lo accompagnava, che sembrava esser composto da una masnada di avventurieri raccattati ai quattro angoli del Vecchio Mondo e forse oltre, un gruppo nel quale Jorge sentiva avrebbe trovato il suo posto. E fu così che per più di due anni Jorge condivise viaggi ed avventure con i suoi nuovi compagni, mutandosi da un semplice vagabondo Estalita ad uno dei più abili e scaltri Maestri delle Ombre del Vecchio Mondo.

    Quando infine Alcor fece ritorno a Luth Golein, Jorge lo seguì e decise di stabilirsi nella decadente città, aiutando e raccogliendo intorno a sè giovani mendicanti. Ma quello che Alcor aveva scambiato per un impeto di generosità altro non era che il primo passo di un astuto piano ordito da Jorge, che nell’arco di alcuni anni impose la supremazia della sua gilda di ladri, la Dagil, su gran parte della città, dopo un durissimo confronto con la potente gilda del Loto Nero.

    Assicurata la sua morsa su Luth Golein, Jorge si premurò che le orecchie del figlio del barone sentissero soltanto la metà dei suoi affari: e così, per quanto Alcor non approvasse del tutto l’operato dell’amico, dovette ammettere a sè stesso che la presenza della Dagil era tutto sommato un bene se paragonata agli spietati emissari del Loto Nero, e non agì mai apertamente contro Jorge nè la sua gilda di ladri.

  • Lyanna

    Soltanto le antiche canzoni degli elfi rievocano l’autentica crudeltà di Lyanna, la terribile sposa di uno dei cinque Nosferatu che imposero il loro regno del terrore più di un migliaio di anni fa. Bellissima e terribile era la compagna di uno dei cinque figli di Caino, scelta per adornare il braccio di uno tra i più potenti Signori dell’aristocrazia della notte.

    Nonostante sia comune ritenere che Lyanna fosse stata iniziata alla non-vita dal mostruoso vampiro, i dotti sacerdoti di Edra ammoniscono coloro che si lasciano tentare dalle conclusioni più semplici: perchè sebbene in molti concordino che il suo spirito abbia perdurato oltre la morte, Vorlock stesso, stanco della sete di sangue che la compagna non riusciva a dominare, preferì ucciderla più che concederle l’immortalità, trafiggendola con la lama della sua spada.

    Come spesso accade delle storie antiche, delle quali pochi particolari si conoscono, una ricca serie di racconti più o meno inventati si intrecciarono con il passare degli anni sulla morte di Lyanna, talvolta presentata come ingenua vittima di un terribile carnefice non morto, altre volte come un mostro sanguinario che ispirò pietà persino nel cuore di un Signore della Notte.

    I secoli trascorsero, ed i non morti svanirono persino dai ricordi, sebbene fossero celati appena negli austeri sepolcri nascosti nei luoghi più segreti del suolo del mondo. Quando Mograine ruppe il sigillo della Torre Ottagonale di Vorlock, l’intera Coorte Immortale si destò, e con essa l’inquieto spirito di Lyanna.

    Coloro che si ispirarono ai frammenti di antica storia per tessere le loro composizioni, non avrebbero mai immaginato che un giorno la donna di cui rievocavano la memoria sarebbe stata ancora in grado di mutare il destino dei viventi; quando la natura di Lyanna venne infine rivelata, pochi tra i bardi avrebbero osato scriverne l’amara, autentica canzone.

  • Mograine

    Mograine è un nome obliato dalle Torri della Stregoneria di Aghijon, nonostante in vita fosse una tra le più promettenti Vesti Nere, ed i risultati dei suoi studi nel campo della necromanzia fossero stati notati dai grandi Maestri.

    Pochi anni prima della fine del millennio, Mograine scomparve misteriosamente a Northgar, e tutti ritennero che egli fosse morto durante l’assedio dei Goblin che aveva quasi distrutto la fortezza e ucciso tutti i difensori. Trascorsero più di duecentocinquanta anni da allora, e il nome di Mograine sembrava essere sepolto nelle cronache del Vecchio Mondo per sempre.

    Nel 1275, oscure voci attraversavano il Valico delle Gargolle. Si narrava di un viandante solitario, un mostro assetato di sangue che vestiva indumenti laceri dal tempo. Alcuni dicevano che lo Spettro di Northgar si era destato, e aveva abbandonato il suo sepolcro. Chi conosceva bene gli eventi sussurrava invece il nome di Mograine e percepiva che la sua ricerca era ricominciata, dallo stesso punto in cui era stata fermata dalla lama sacra di Delivrer.

    Mograine varcò i cancelli dimenticati della fortezza di Zephir, trovandola priva del suo tetro e antico signore, e abbandonò il Valico delle Gargolle per non farvi più ritorno.

    Il nome dello Spettro di Northgar sembrava nuovamente destinato a sparire, eppure l’anno successivo venne associato ai macabri eventi che macchiarono per sempre il villaggio di Dwerril.

    Quando la guerra esplose nel regno di Cheemon, furono pochi gli storici che si interessarono al destino di Mograine, ed ancora minore è il numero di coloro che sarebbero stati in grado di narrare la sua sorte.

  • Padre Gropius

    A quel che si racconta Gropius venne abbandonato in fasce sull’uscio della grande Notre-Dame di Aghijon, e in quel luogo sacro trascorse i suoi primi venticinque anni, al fianco degli austeri sacerdoti della Croce Nera.

    Estremamente timido e affetto da balbuzie, Gropius non ebbe mai la possibilità di dimostrare le sue qualità per gran parte della propria vita, che trascorse invece circondato dai tomi di teologia, diventati i suoi migliori amici sin da quando aveva appreso come decifrare i simboli della scrittura antica.

    Quando si rese necessario, Gropius venne inviato a Tresroutiers per ricoprire il ruolo di sagrestano, ed era opinione comune che di questo giovane si sarebbero perse presto le tracce. La storia però dimostrò il contrario, per quanto nessuno possa dire esattamente cosa trasformò il timido e balbuziente Gropius in ciò che sarebbe diventato.

    Durante gli anni nei quali la peste rossa si abbattè sul regno, Tresroutiers cadde preda dei disordini dovuti alla scarsità del cibo. Inaspettatamente, nel momento in cui tutto sembrava perduto, fu proprio Gropius che riuscì a fermare la rivolta, convincendo con possenti parole le masse inferocite a deporre le armi davanti ai soldati del Re.

    Entro la fine del 1256 la fama delle sue azioni giunse all’orecchio del Vescovo di Rouen, che lo fece convocare nella città del Signore di Leclercq, e stupefatto delle capacità e del carisma di Gropius lo insignì formalmente della carica di Sacerdote.

    La fama di Padre Gropius si accrebbe alcuni anni dopo, quando alcuni eventi dagli effetti nefasti si attribuirono agli anatemi scatenati dal venerando, come il prosciugamento di un rivo d’acqua o la morte di un intero gregge. Per quanto non esistano prove che dimostrino il coinvolgimento di Padre Gropius in questi accadimenti, lentamente il suo nome venne associato ai brutti presagi o al malaugurio, tanto che il volgo suole maledire apertamente Padre Gropius in presenza di una qualche scalogna.

  • Unwor

    Soltanto i nani di Naergar conoscono con esattezza per quali ragioni Unwor ha abbracciato il cammino dello Sventratore, ma come è abitudine dei nani, essi preferiscono tacere, ed anche se non perdonano le colpe della stirpe di questo giovane nano, ammirano la devozione con cui Unwor ha scelto di riscattare il nome dei suoi avi. Poichè infatti non fu Unwor a macchiarsi di viltà, bensì suo padre, il quale morì coprendosi di vergogna poco dopo la rovinosa battaglia alle porte di Caern-Ungor, evocata nelle cronache degli uomini con il più semplice nome di ‘Forgia’.

    La scelta di appartenere ad una stirpe di codardi o iniziare il cammino dello Sventratore fu molto semplice per Unwor, che aveva vissuto imbevuto nella vera cultura nanica di Naergar. Ricoprì il suo corpo di tatuaggi, e rasò entrambe le metà del cranio, tingendo barba e capelli di colori accesi e vividi. Seppellì la sua armatura nel sepolcro dei suoi avi e tenne per sè soltanto la sua scure, che venne benedetta dal Forgiarune di Naergar affinchè conducesse lo Sventratore ad una morte in battaglia quanto prima fosse possibile. Unwor abbandonò le montagne e non vi fece più ritorno.

    I nani però nascono spesso con una tempra che sfida la roccia, e Unwor non faceva eccezione. Nonostante il suo desiderio di cercare la morte in battaglia, per quanto peregrinasse continuamente nei luoghi più pericolosi del Vecchio Mondo, sarebbero trascorsi lunghi anni prima che lo Sventratore incontrasse il suo fato.

    Nel 1276 Unwor si era unito alla Compagnia della Luna Storta, che aveva acquisito una certa fama per aver accettato gli incarichi più pericolosi che potevano essere offerti. il capitano Victor Meyer che a quel tempo stava reclutando nuove leve per la sua compagnia d’arme era certo che Unwor avrebbe trovato ciò che cercava al suo fianco, e non esitò un solo istante ad assoldare lo Sventratore tra le fila della della sua Compagnia.

  • Victor Meyer

    Sin dalla sua nascita Victor Meyer era certo che la sua vita gli riservasse molto di più che un campo da arare in uno sperduto villaggio alla periferia dei confini dell’immenso Impero. Forse fu la sua determinazione o l’innata avventatezza che lo spinse a fuggire dalla miseria dei servi della gleba, imbarcandosi come mozzo su una caravella di Zarix.

    Durante il viaggio, l’imbarcazione fu preda del terribile galeone del capitano Low, un feroce pirata Laitiano divenuto rapidamente l’incubo delle città costiere durante la reggenza di Vulfolaic II. Il feroce pirata però decise che Victor Meyer era ancora troppo giovane per morire, soprattutto sino a quando i suoi servigi potevano benissimo essere impiegati sulla sua imbarcazione.

    Fu così che Victor Meyer venne accolto dall’impietosa ciurma, nella quale crebbe educato tra il rum e le canzoni delle gesta dei pirati. Quando Low venne infine catturato, Victor Meyer, che nel frattempo era divenuto uomo, sfidò a duello il nostromo della ciurma, e ne uscì vittorioso, divenendo di fatto il nuovo capitano.

    Purtroppo, dopo alcuni fortunosi saccheggi sulle coste Estalite, la sua ciurma cadde in una trappola tessuta dalla milizia di Dalantor; quando tutto sembrava perduto, sfruttando un insperato aiuto Victor Meyer riuscì a fuggire al cappio con un manipolo di fidati corsari.

    Si racconta che per un certo tempo il piccolo gruppo, dopo aver valicato i confini Imperiali, si sia dato al brigantaggio. Non è ben chiaro cosa accadde in seguito, eppure la buona stella di Victor Meyer doveva brillare ancora, e da volgare ladro divenne un feroce cacciatore di taglie.

    Da allora, la Compagnia della Luna Storta, che includeva alcuni dei suoi fedeli seguaci e compagni di saccheggio, portò a termine alcune tra le catture più improbabili e pericolose. Tuttavia, quando Victor Meyer decise di accettare l’incarico che lo avrebbe portato ad affrontare lo Spettro di Northgar, ignorava che quella cerca sarebbe stata anche l’ultima avventura per la sua Compagnia.