Personaggi – Le Torri di Cenere

  • Boldar Barbarossa

    Sono pochi coloro che conoscono la vera storia di Boldar Barbarossa, uno tra i nani più celebri del Vecchio Mondo. Nonostante la sua ben conosciuta avversione verso la magia, accompagnò per molti anni della sua vita il tetro mago Melkor, sino al suo definitivo confronto con l’Arcimago di Mampang. Al ritorno dai suoi lunghi viaggi, egli apprese della caduta di Kazad Morn, e si unì ai propri confratelli per riconquistare le antiche sale che ospitavano il Trono di Pietra. La guerra contro le creature nere infuriò per anni nel sottosuolo, e le capacità di Boldar unite alla sua tempra si rivelarono decisive per strappare la vittoria alle orde degli orchi, che si ritirarono oltre i cancelli di Kazad Ungor.

    Boldar conquistò prestigio e rinomanza per il suo clan, e rese onore ai suoi avi, ma le notizie dei grandi avvenimenti che provenivano dalla superficie lo spinsero a lasciare il Regno di Roccia, per dirigersi a sud, verso la remota città di Narnen. Erano gli anni precedenti all’avvento della Terza Oscurità, e Sherargethru avrebbe presto mostrato tutta la sua forza: Mourne il Nero si levò tra i cieli orientali, per portare la distruzione nel nome del suo tetro signore.

    A quel tempo, Boldar si trovava nei pressi di Torgar, la nera fortezza che da sempre aveva sorvegliato la Breccia di Invir. Tutti si attendevano che gli eserciti di Sherargethru avrebbero colpito le mura di Torgar con la potenza di un maglio, e i più valenti eroi del Vecchio Mondo confluirono tra i suoi bastioni per opporre una determinata resistenza alla tenebra che aveva frantumato le difese dello Shaddastan in pochi giorni. Per fortuna, l’esercito di Sherargethru si era diviso, e Sharn guidava i Signori delle Tenebre nella conquista delle terre meridionali, confidando che la sola presenza di Mourne sarebbe bastata ad abbattere le difese dei territori occidentali. Tuttavia, nonostante le soverchianti forze e la presenza del terrificante drago, alla fortezza di Torgar i popoli di tutti i regni del Vecchio Mondo arrestarono le invincibili armate nere, costringendole a ripiegare verso oriente.

    Le genti sopravvissute alla battaglia di Torgar si unirono sotto lo stendardo del principe Elegh, che vide la possibilità di colpire il nemico prima che potesse riorganizzare le sue forze. Tuttavia, durante gli scontri che precedettero la battaglia alla Gola del Terrore, Boldar venne ferito gravemente e rimase tra i ruderi della fortezza di Kaltegar insieme a molti altri soldati feriti ed un manipolo di armigeri male armati e male equipaggiati. Diversi giorni più tardi, all’indomani della grande battaglia in cui Elegh perse la vita, la fortezza venne aggredita da un’orda di Orchi Neri, una frazione sbandata di uno degli Artigli di Gothmog; fu allora che Boldar riprese le armi e organizzò la difesa delle rovine insieme ad un gruppo di uomini feriti, mutilati e denutriti, conquistando una vittoria impossibile da sperare.

    Trenta anni più tardi, nelle cronache di Malthus, Boldar Barbarossa viene elencato tra i soldati riunitisi alla rocca di Kaltegar, all’alba degli eventi che avrebbero segnato l’intera epoca successiva del Vecchio Mondo.

  • Dreela

    Nascosti agli occhi degli uomini, i druidi vivono in perfetta armonia con la natura, rispettandone gli equilibri e preservandone l’essenza. Quando un druido riesce a stabilire un contatto autentico con il mistero della vita, attrae inevitabilmente un compagno animale la cui esistenza è legata indissolubilmente alla propria. Talvolta però, il compagno animale incontra una prematura fine, e quei druidi che non riescono a superare il trauma della perdita, continuano ad essere legati al proprio compagno animale, avvertendone la presenza oltre il velo ed entrando attraverso esso in contatto con gli spiriti che abitano il mondo di Mai. Tale è la sorte degli Sciamani, e Dreela condivide questo destino.

    Nonostante abbia osservato a lungo con curiosità gli insediamenti degli uomini civilizzati, Dreela non ne aveva mai varcato la soglia; le bizzarre usanze dei villaggi di frontiera le sembravano incomprensibili ed ella continuò per molto tempo a misurare i propri passi soltanto tra le terre selvagge che ben pochi segreti le nascondevano. La lungimiranza del suo ierofante tuttavia le permise di apprendere correttamente il comune, insieme ad altri utili avvertimenti sui bisogni e il modo di pensare degli altri uomini. A quel tempo però Dreela non riusciva a comprendere la ragione di quegli insegnamenti, che le sembravano superflui ed inutili: non vi era altro posto in cui ella desiderasse vivere che non la foresta selvaggia di Yrglis che le era stata destinata dal severo ordine dei druidi.

    La morte del corvo reale che l’aveva scelta come compagna fu un evento che segnò per sempre la sua esistenza. Intrappolato nelle spaventose ragnatele dei ragni di Mekli, il corvo morì tra dolori atroci e Dreela, che si trovava troppo distante per soccorrerlo, sentì la propria anima lacerarsi come mai era accaduto prima.

    Incapace di accettare la perdita subita, Dreela rinnegò la via druidica e divenne una sciamana, e i suoi occhi non si curarono più della natura che viveva intorno a lei, ma scrutarono sempre più spesso oltre il velo, nel mondo degli spiriti. Il suo ierofante comprese che Dreela non sarebbe tornata indietro, e tristemente lasciò che ella forgiasse il suo destino sul sentiero che aveva scelto; le visite del suo mentore si fecero sempre più rare, sino a cessare del tutto.

    Alcuni mesi più tardi, Dreela si imbatté nella tribù dei Votli, nomadi e cacciatori discesi dalle montagne durante il gelido inverno. L’anziana della tribù, avvertendo i poteri sciamanici di Dreela, la designò come guida della sua gente, ma Dreela, che non desiderava unirsi ad alcun gruppo di umani, rifiutò energicamente la decisione dell’anziana capotribù. I Votli, smarriti da questo evento, decisero di permanere nella foresta di Yrglis sino a quando Dreela non avesse accettato di succedere all’anziana del villaggio.

    Gli anni trascorsero, e alla morte dell’anziana capotribù Dreela ebbe compassione dei selvaggi, disperati per aver perso la propria guida e smarriti tra i pericoli della foresta di Yrglis. Ella dunque accettò di aiutarli a suo modo, e le sue visite all’insediamento si fecero più frequenti. Nonostante siano passati molti inverni, i Votli continuano a riverire Dreela come la propria capotribù, e i giovani selvaggi disputano competizioni pericolose per avere l’onore di scortarla ogni volta che lascia il suo rifugio. Con il tempo anche Dreela ha accettato di occuparsi dei selvaggi, sebbene abbia continuato a sfuggire alla loro amorevole sorveglianza ogni volta che lo desiderava, accompagnata soltanto dalla sinistra presenza dello spettro del corvo reale che mai l’aveva abbandonata.

  • Jean Ankaster

    Primogenito del casato di Ankaster, Jean ha trascorso la maggior parte della sua vita nella ricca città di Valsoun, tra gli agi e gli eccessi della corte di Ankaster, apparentemente privo di qualsiasi preoccupazione per gli interessi degli estesi domini del suo casato. Facendo propri gli usi e i costumi di terre lontane, Jean ha sempre prediletto abiti ampi e ingombranti, tuniche ornate i cui colori mettessero in risalto i suoi capelli biondi.

    Quando Jean compì la maggiore età, molti nella corte temevano che l’austero Edward Ankaster avrebbe messo fine ai balli e alle frivolezze dei ruffiani, ed alcuni giunsero ad ipotizzare che il temuto cavaliere nero sarebbe apparso alla testa dei suoi armigeri, discendendo direttamente dal lontano maniero dei suoi avi che aveva eletto come sua esclusiva dimora. Tuttavia, i timori della corte si rivelarono infondati, e Jean continuò in apparente serenità a riunire i ruffiani nelle ampie sale del palazzo degli Ankaster. Fu proprio in questo periodo che il frivolo nobile venne colto dal desiderio di viaggiare, e negli anni successivi fece visita alle corti di tutti i nobili di Istmaar; i paggi che lo accompagnavano sussurravano divertiti che la gioia del loro signore non consisteva nel vedere le terre sui quali si estendeva il dominio degli Ankaster, ma soltanto nell’indispettire il più possibile i suoi ospiti, che preferivano assecondare gli insoliti i capricci di Jean pur di non destare la sgradevole attenzione del cavaliere nero.

    Jean ha da sempre mostrato un certo interesse per le arti e la letteratura, e nella sua corte ha dato ampio spazio a menestrelli, poeti e bardi di ogni sorta, sebbene siano stati pochi quelli che non abbiano ricevuto da lui soltanto critiche spietate e apprezzamenti poco piacevoli sulle loro doti.

    Nel 1279, in maniera inattesa, Jean si recò presso i ruderi di Kaltegar, ove gli eserciti provenienti dai più influenti casati di Istmaar si erano riuniti per arrestare un’orda di creature delle tenebre e non furono in pochi a ritenere che la presenza di Jean fosse stata ordinata da Edward Ankaster per recare implicita offesa ai nobili nati che si preparavano a difendere l’avamposto di Kaltegar.

  • Logan Thaern

    Stando a quanto dicono i ruffiani di corte, Logan ha ereditato il suo temperamento non dal padre Damien, bensì da uno dei suoi più lontani avi, lo stesso Uther Thaern che con la forza della sua determinazione era riuscito a imporre il suo dominio sulle terre occidentali di Istmaar, conquistando il titolo di Lord per sé e per i suoi discendenti. Alla morte di Damien, nessuno aveva dubbi su quale tra i suoi figli avrebbe assunto il comando, e c’è chi sostiene che anche se Logan non fosse stato il primogenito, nessuno tra i suoi fratelli avrebbe contestato il suo diritto a governare le terre del casato di Thaern.

    A prescindere dalla veridicità di queste insinuazioni, Logan ha certamente mostrato innegabile saggezza nell’amministrare le risorse dei Thaern: durante gli ultimi quindici anni le rotte commerciali sono state rese più sicure e sono stati rimossi alcuni dazi che scoraggiavano i traffici; la milizia è stata forgiata nel rispetto delle antiche leggi che da sempre accomunano le genti di Istmaar, ed egli è stato ben attento a non coinvolgere i suoi armigeri in faide o scontri che non fossero strettamente necessari. Eppure in una singola occasione, egli avrebbe rimpianto il mancato intervento del suo esercito.

    Nel 1287, in coincidenza con la Grande Crociata di Frater Alteo, alcuni nobili delle terre orientali dell’Impero che non avevano le risorse per raggiungere le lontane terre di Stygia, decisero di riunirsi e debellare i maghi eretici di Alekhin, marciando sulla cittadella del Magister. Worth richiese in quell’occasione l’aiuto di Thaern, ma Logan, che non disponeva delle stesse difese della cittadella di Alekhin, preferì non coinvolgere i suoi uomini in una guerra aperta contro l’Impero. Tuttavia, molti anni più tardi, Logan avrebbe rimpianto quella decisione, poiché il Magister, che era riuscito a ricacciare l’esercito Imperiale ai piedi della sua cittadella, non gli avrebbe perdonato facilmente la sua mancanza d’aiuto.

    Gli storici suggeriscono che la lungimiranza di Logan gli permise di interpretare correttamente i segnali che giungevano con sempre maggiore frequenza dalla frontiera orientale di Istmaar, ed egli fu tra i primi a marciare con il suo esercito verso la lontana roccaforte di Kaltegar, rispondendo con insolita prontezza ai sinistri messaggi che Lord Gregor Mc Morn aveva inviato alle porte dei più influenti casati di Istmaar.

  • Patrick

    Come molti dei più fedeli cavalieri degli Ankaster, Patrick nacque nella ricca città di Valsoun. Alla giovane età di quattordici anni ereditò dal padre, morto in battaglia al servizio del cavaliere nero, il titolo di Sir, insieme agli obblighi contratti dalla sua dinastia verso Edward Ankaster. Patrick, il cui senso dell’onore poteva rivaleggiare con quello della più caparbia aristocrazia di Valsoun, non ebbe alcuna esitazione a sottomettersi ai suoi obblighi, servendo senza indugio i signori più potenti di Istmaar.

    Negli anni che seguirono, Patrick ebbe modo di dimostrare la sua inflessibile lealtà in numerose occasioni, e lo stesso Edward Ankaster lo nominò capitano della guardia personale di Jean. Molti ritennero che i capricci del giovane Ankaster, che aveva raccolto sin da giovanissimo i rancori e le inimicizie di molti cortigiani, avrebbero piegato la volontà del cavaliere, e considerarono questo incarico un modo implicito per offendere il suo onore. Tuttavia, coloro che erano vicini al cavaliere nero intuirono che questa nuova sfida non aveva altro scopo che aprire al giovane Patrick il rango di guardia personale di Edward stesso, l’onore più alto a cui un soldato degli Ankaster potesse mai ambire.

    Fedele ai suoi giuramenti, Patrick accettò senza esitazione il ruolo che gli era stato assegnato, ma chi immaginava che egli si sarebbe trasformato in un flaccido cortigiano fu presto smentito: proprio in quegli anni infatti, Jean iniziò i suoi viaggi attraverso le terre di Istmaar, e naturalmente Patrick lo seguì.

    Sebbene Patrick non possa smentire i vizi che il giovane Ankaster non si dà pena di nascondere, la sua fedeltà al casato del giglio nero non può essere messa in discussione, così come la sua abilità nell’uso della spada lunga.

  • Sharn

    Primo tra i Signori delle Tenebre, Sharn è sovente chiamato Tessitenebra, perché il suo spirito corrotto trae vigore dal timore e dalle paure degli uomini, allo stesso modo degli abitanti del Regno dell’Incubo. A differenza dei Demoni, il corpo di Sharn è ancorato al Vecchio Mondo dalla volontà di Sherargethru, conferendo ai suoi smisurati poteri il veicolo per annientare la vita mortale.

    Durante l’ascesa della Terza Oscurità, Sharn venne identificato come il primo generale delle orde nere, e nel 1250 fu alla testa dei Signori delle Tenebre nella spietata conquista delle terre meridionali, schiacciando sotto gli stivali chiodati dei suoi eserciti l’intero Regno dello Shaddastan. Nessun re o condottiero, per quanto coraggioso o valente, riuscì ad arrestare l’avanzata del Tessitenbra; disperazione e paura dilagarono, accompagnate dal nome del crudele Signore delle Tenebre.

    A Sharn si attribuisce erroneamente il blasfemo accordo tra l’empia Oscurità e la stirpe dei Draghi, per quanto sia noto tra i dotti che questo sodalizio risale lontano nel tempo, quando la Prima Oscurità li corruppe, e grazie ad essi annientò i Regni degli Elfi, spezzandone la forza per sempre.

    Mentre Sharn si preparava ad annegare nel sangue i difensori di Meridian, Sherargethru venne sconfitto alla Gola del Terrore, in circostanze che pochi sarebbero stati in grado di testimoniare e che nessuno storico riporta con esattezza nelle sue cronache. Quel che è certo è che il principe Elegh morì in quella circostanza, ma la sua vita non venne sacrificata invano, perché anche Sherargethru venne abbattuto. Nel momento in cui la Terza Oscurità venne sconfittà, il potere del Tessitenebra venne meno.

    Molti pensarono che il male arcano che alimentava la sua essenza fosse stato distrutto, e che fosse stato trascinato nell’oblio; tuttavia la storia ci insegna che ben altra era la verità, e che ai nostri discendenti avremmo consegnato l’infelice eredità di porre fine, per sempre, alla tirannia del Tessitenebra o di soccombere sotto i suoi letali artigli.