Zethrela

Le leggende che circondano le crudeli megere di Morrowind sono ben conosciute dalle genti di Erin, che per molti secoli hanno guardato con grande apprensione i bassi acquitrini che occupavano la penisola settentrionale del regno.

La fama sinistra del luogo tuttavia attirò anche un’altra categoria di malfattori, che abusando del timore scaturito dagli antichi rituali delle streghe, stabilirono nelle grotte e nelle insenature affacciate sul Mare Artigliato segreti approdi per il contrabbando. Fu proprio da quei moli malfermi che, con il trascorrere di molti anni, sorse infine un piccolo borgo che prese per sé il nome della regione.

Man mano che le antiche superstizioni venivano meno, la cittadina crebbe al punto da non poter più celare la sua esistenza, e giunto il nuovo secolo iniziò a versare i tributi dovuti alla corona, sebbene tra le sue strade la legge del re di Erin fosse quasi sempre subordinata alla rapidità con il coltello dei suoi loschi abitanti.

Eppure nelle notti di luna piena, oltre gli acquitrini melmosi, c’è chi giura sia ancora possibile udire gli sgraziati canti e le invocazioni delle streghe di Morrowind, che danzano al suono dei sordi tamburi dei diabolici servi della stirpe di Acheron.

Gli storici sostengono che durante il primo ventennio del nuovo secolo, una tra le più crudeli tra le megere, la malvagia Zethrela, attraversò in qualche modo il Valico delle Gargolle per sfuggire la collera dei paladini di Edra, e trovò infine rifugio tra le ombre della foresta di Evrèl, ove venne raggiunta poco tempo dopo dai malsani e onnipresenti maiali dalla pelle grigia che sempre la seguivano.

Le cronache riportano che, alcuni anni più tardi, il Signore di Lairenne la accolse tra le mura del borgo, come ricompensa per i servigi svolti al suo nobile casato. Eppure è ormai risaputo che la sua sola presenza fu sufficiente a instillare il più puro terrore nel cuore dei già provati abitanti del feudo, e che i miasmi soffocanti che iniziarono a circondare la nuova dimora della strega erano araldi di mali ancor più grandi di quelli già sopportati dalle genti di Tullvéch in quegli anni disgraziati.