Elinor

Sono in pochi a conoscere le origini di questa donna non più giovane, ma coloro che sanno sono pronti a giurare che ella nacque da un umile famiglia di contadini nel feudo di Lairenne, poco prima che il Re Stregone varcasse i cancelli di Gulnor recando con sé uno degli occhi dello spietato Tiranno.

Negli anni che seguirono, il Regno di Cheemon venne squassato dagli eserciti del discendente della stirpe di Oss, intenzionato a rivendicare il suo diritto di regnare e molte compagnie di ventura attraversarono i confini della regione, attratte dai sempre più richiesti ingaggi o da un facile bottino: era infatti risaputo che i signori dei feudi e le spade al loro servizio avevano lasciato incustodite le proprie terre per unirsi all’esercito dell’una o dell’altra corona.

Fu durante una di queste razzie che la giovane venne portata via dai mercenari della compagnia del Corvobianco, insieme al barile di frutta entro il quale si era nascosta. Fu grande la sorpresa del capitano Valamir quando, piuttosto affamato, scoperchiò il fusto solo per trovarvi una bambina dai lunghi capelli neri circondata da numerosi torsoli di mela.

Il condottiero del Corvobianco non era noto per il suo buon cuore, eppure decise di non abbandonare quella creaturina alle zanne dei lupi. La mise quindi sotto l’ala protettiva di Rogar, ben sapendo che nessuno avrebbe osato farle del male fintanto fosse stata al suo fianco.

Quando la bambina divenne una giovane ragazza, Valamir decise che era venuto il tempo di istruirla nelle arti dell’amore come anche in quelle della scherma, ma la giovane non gli diede grandi soddisfazioni in nessuna delle due discipline. Il capitano dunque si risolse ad insegnarle a leggere e scrivere, poiché i suoi anni cominciavano ad accumularsi ed egli desiderava ardentemente lasciare traccia delle sue memorie. Affidò quindi la giovane ai chierici di un isolato monastero entro i confini dell’impero, per poi venirla a riprendere tre anni più tardi, istruita come aveva comandato.

La possibilità di accedere al sapere accumulato tra le pagine dei manoscritti si rivelò estremamente preziosa per la giovane, che durante gli anni trascorsi al monastero si appassionò alla lettura di una copia del celebre Laboratorio dell’Alchimista, miniato nientemeno che dal celebre frate Brandano.

In pochi anni Elinor imparò quali sostanze potevano sprigionare un lampo accecante o far scaturire da un’ampolla diaboliche fiamme ardenti; la giovane alchimista tuttavia aveva ancora molto da imparare, e poco più che ventenne, durante la battaglia dei Due Tramonti combattuta alle porte di Varetta, una delle sue misture le scoppiò troppo vicino al volto, ustionando per sempre la metà destra del suo viso e portando via con sé uno dei suoi brillanti occhi di smeraldo.

Da quel giorno Elinor si fece più attenta, e i suoi composti sempre meno instabili e più micidiali. Durante le ultime battaglie combattute dalla compagnia del Corvobianco, Valamir stesso non avrebbe voluto altri al suo fianco che lei, insieme a Rogar e al cupo Dismas.

Quando gli anni e le numerose battaglie fecero sentire il loro peso, Valamir sciolse la compagnia d’arme, poiché sapeva che nessuno tra coloro che lo avevano seguito aveva guadagnato davvero la fiducia di tutti gli altri. Elinor percorse per qualche tempo il cammino insieme a Rogar, ormai vecchio e stanco, e i due si separarono infine sul ponte di Rocaille.

Libera da qualsiasi obbligo nei confronti della compagnia d’arme che l’aveva trascinata in lungo e in largo per i sentieri del Vecchio Mondo, Elinor sentì che era giunto il tempo di ritornare a Lairenne, nella segreta speranza di ritrovare Clelia, la sorella perduta quasi trenta anni prima alle porte del piccolo borgo di Tullvéch.