La Corona Cremisi

Le cronache degli Uomini danno ben poca rilevanza alle gesta di Egon IV, il dodicesimo Imperatore degli uomini, sebbene egli fu costretto ad affrontare una tra le piaghe più terribili della sua epoca. Per lunghi anni, la peste nera dilagò con violenza inarrestabile, decimando i clan delle provincie imperiali e portando la morte stessa alle porte di Lynn. Tuttavia le sue azioni avrebbero conosciuto più longevo corso nelle cronache dei Nani, ove il suo tradimento nei confronti della stirpe di Drann venne doverosamente trascritto nel Libro dei Rancori, e mai più dimenticato.

Martin si slacciò il cinturone e lo gettò con stizza sul letto troppo corto che gli era stato affidato. Tutti i suoi compagni erano nella grande stanza che era stata loro destinata, affinché potessero riposare per qualche ora prima di lasciare Uth-Drannor. Il Re aveva prestato loro udienza ed emesso il suo verdetto; non vi era altro da aggiungere. Fu allora che Narth-Urn si recò dalla compagnia, anticipato da colpi rapidi e precisi che bussavano alla loro porta.

Martin fu molto sollevato da quella visita: per molto tempo aveva desiderato rivedere il suo vecchio maestro d’armi. I due si appartarono e parlarono a lungo dei vecchi ricordi, poi, incapace di darsi per vinto, Martin tornò a chiedere consiglio riguardo la guerra, poiché era certo che l’antico drago non avrebbe risparmiato tanto la città dei Nani quanto quella degli Uomini.

Narth-Urn si fece grave in volto, e spiegò dunque cosa tacevano le parole di Eberk. Il Re era conscio della minaccia che incombeva all’esterno delle sue mura, ma la stirpe di Drann era innanzi al suo ultimo destino, poiché i Distruttori si erano infine destati ed essi avevano un solo compito: l’annientamento di tutti i Nani di Uth-Drannor. Poiché il suo amico lo guardava senza capire, Narth aprì la sua bisaccia e accendendo la sua fedele pipa, si accinse a narrargli una lunga storia. L’intera compagnia si avvicinò per ascoltarla.

In tempi assai remoti, disse Narth, quando ancora l’Impero non esisteva e gli uomini erano dispersi in dozzine di clan, un Nano ingegnoso che rispondeva al nome di Alarik forgiò per il suo Re un potente artefatto, la Corona Cremisi, imbrigliando in essa il potere di tre Rune Maggiori. Il Re tuttavia percepì un pericolo nascosto e temendo che il grande potere della corona potesse portarlo alla follia, rifiutò il dono e impose ad Alarik di distruggere il manufatto. Umiliato, Alarik ritornò al suo Thaig, ma è convinzione di tutti che egli non osò frantumare la sua grande creazione, ma la tenne in gran segreto per sé; non sarebbe  altrimenti possibile spiegare ciò che accadde dopo.

Negli anni che seguirono, Alarik forgiò i Distruttori, infondendo in essi il potere della Corona affinché fossero invincibili. I Distruttori, come la Compagnia aveva già avuto modo di vedere, erano avversari temibili, ed Alarik li mostrò al Re e gli propose di usarli come guardiani di Uth-Drannor, tacendo tuttavia il fatto che erano stati creati con la Corona Cremisi. Il Re ne fu estasiato ed accettò, ma il potere maligno dell’artefatto, che da allora prese il nome di Corona della Corruzione, era in agguato: i Distruttori si ribellarono al loro padrone, uccisero Alarik nel suo Thaig e distrussero ogni cosa nei livelli inferiori, che vennero quindi abbandonati. Sembrava che i Distruttori non potessero comunque allontanarsi troppo dal luogo nel quale erano stati forgiati; gli accessi al Thaig di Alarik vennero dunque sbarrati, e per lunghi secoli i Nani vissero in pace. Tuttavia, era fatto noto alla stirpe dei Re che un giorno i Distruttori si sarebbero destati per completare la loro opera. Quel giorno sembrava arrivato.

Narth inspirò una lunga boccata dalla sua pipa, osservando i suoi compagni. Poi aggiunse la notizia peggiore: Kheled-dran, che gli uomini chiamano Frangifiamma e che lui stesso aveva recuperato e riforgiato nelle fucine di Uth-Drannor, era stato perduto. I Distruttori avevano violato la camera sacra in cui era custodito, e lo avevano portato via, anche se era difficile immaginare per quale scopo. C’era una potenza malvagia in atto, che usava tutta la sua astuzia per ostacolare la missione della compagnia, ed essi indovinarono che in quelle azioni non poteva che esservi la mano di Sheena Drur; Galaverna gemette al ricordo della ferita ricevuta sotto la città di Glenthia.

Narth-Urn tuttavia diede loro una speranza. Secondo le leggi dei Nani, i visitatori giunti con grande bisogno avrebbero potuto chiedere il favore del Re se avessero superato una notte nelle Aule del Giudizio, ma li mise in guardia: non tutti coloro che entravano ne emergevano vivi. Anche se non era possibile chiedere al Re di marciare al fianco degli Uomini per via dell’antico tradimento di Egon IV, la compagnia avrebbe almeno potuto ottenere l’accesso al Thaig di Alarik, nel tentativo di recuperare il nero Kheled-dran.

Gli avventurieri si guardarono l’un l’altro, poi Martin sorrise e ringraziò il suo vecchio amico. Come un sol uomo si diressero verso la Sala del Re, per richiedere che su di loro scendesse il Giudizio di Drann.