La carrozza della morte

Durante il regno del terrore di Vorlock, soltanto un uomo osò alzare le sue armi contro lo spietato Signore della Morte. La leggenda di Waerd, paladino di Edra, venne evocata per lunghi anni al fine di ispirare i giovani cavalieri della fede ai gesti più fanatici, senza curarsi di quale spaventoso prezzo avrebbero pagato le loro anime in caso di fallimento.

La via non era certo agevole, e per alcuni giorni la Compagnia marciò sempre più ad ovest, al fianco dei quattro mercenari. Il bardo del gruppo sembrava avere un unico obiettivo, ma per quanto sperticate e rocambolesche fossero le sue smancerie sino a quel momento non sembrava aver conquistato più della simpatia di Ð.

La sera del terzo giorno di viaggio, mentre Narth vegliava accuratamente sull’antico sentiero parzialmente invaso dalla vegetazione, una nebbia sinistra si levò intorno all’accampamento. Falstaff, riconobbe subito l’evento come sovrannaturale, e mise in allarme entrambi i gruppi: di lì a poco una misteriosa luce brillò per un istante nella nebbia, invitandoli ad investigare.

La pazienza però non è di norma caratteristica dei nani. Per quanto Narth si sforzasse di essere cauto, Unwor non aveva nessuna intenzione di attendere, e fedele ai suoi giuramenti costrinse l’intero gruppo ad accelerare il passo per rincorrere la spettrale luce nella nebbia. Eppure il fuoco fatuo era sempre troppo distante, e Falstaff ebbe l’impressione che l’intera Compagnia avrebbe vagato per sempre, circondata da quella nebbia innaturale e dalle sagome degli alberi spogli.

Nessuno avrebbe potuto dire quanto tempo era passato, ma le membra della compagnia dolevano, e le giunture scricchiolavano all’intenso freddo quando finalmente giunsero in vista di una radura. Tra la nebbia spiccava la sagoma di una carrozza nera alla quale erano legati due robusti cavalli. Un nocchiero sembrava in attesa, stringendo debolmente le redini.

Adam, deciso ad impressionare Ð ad ogni costo, superò ogni indugio e si rivolse spavaldamente al nocchiero. Ma la risposta giunse da una voce stridula, in alto sopra di lui. Accompagnato da un suono gracchiante giunse un avvertimento di morte: e di lì a poco sagome spaventose emersero ai bordi della radura.

Non morti si muovevano silenziosamente e senza produrre alcun rumore, in una lenta e disordinata processione che li portava verso ciò che avrebbero voluto divorare più di ogni costo, la carne dei viventi. La Compagnia si preparò a difendersi, ma come avrebbero scoperto di lì a poco, i non morti non erano soli. Spettrali creature si muovevano nelle ombre, colpendo e mutilando senza essere viste, e Gartho venne ferito a morte nonostante l’eroico intervento di Narth. Unwor, circondato da non morti era deciso a portare sino alla fine il suo voto, e così per gli altri non rimase altra scelta che la fuga.

Scaraventato lo scheletro inerte del nocchiero al suolo, Falstaff prese le redini con l’unica mano buona e incitò i cavalli al galoppo: i possenti animali travolsero i non morti che sbarravano loro il passo, correndo follemente verso una direzione che sembravano conoscere sin troppo bene.

Passarono svariati minuti, quando alla fine la nebbia si ritirò di colpo sparendo in un’orrendo baratro. La carrozza invece sfrecciò al di sopra di un antico ponte di pietra, ai cui lati, sorrette da monolitiche steli, pendevano laceri stendardi. Con estrema fatica Falstaff arrestò la carrozza, consentendo ai suoi compagni di scendere. In lontananza si ergeva la sinistra sagoma di un antico ed esteso maniero, aggrappato sul fianco della montagna come un colossale mostro di pietra, intento a sorvegliare una strada che nessuna creatura vivente aveva percorso per oltre mille anni.

Provati dall’incontro, gli avventurieri si concessero qualche ora di riposo. Theodor, Falstaff e Narth si appartarono ognuno per proprio conto, ed onorarono i caduti con silenziose preghiere. Prima di decidere il da farsi, Theodor invocò il consiglio divino, ma mai avrebbe potuto immaginare quanto terribili sarebbero state le rivelazioni che ne sarebbero scaturite: Mograine era prossimo a rinvenire il sepolcro di Vorlock, ma per fermarlo lo spettro di Lyanna avrebbe dovuto ottenere il Malus Vizeraj. Eppure, Theodor apprese nello stesso momento che il manoscritto maledetto avrebbe donato un potere terribile e sacrilego alla donna che un tempo aveva servito il possente non morto.

Quando Theodor aprì gli occhi il suo cuore era stretto dall’angoscia, perchè qualunque fosse stata la sua decisione sembrava che ogni azione avrebbe recato indicibili tribolazioni alle genti di Cheemon.

Prima che la notte potesse cedere il passo al giorno, numerose conversazioni sarebbero state portate a termine. Nonostante le incertezze, nessuno si sarebbe tirato indietro, sebbene soltanto i più lungimiranti avrebbero potuto immaginare quale destino li attendeva tra le dimenticate sale della fortezza maledetta.