Diario di Lytharius

  • e tutto ebbe inizio..

    Il girovagare per Remkha non mi portò nessuna notizia del druido Darkleaf e dalla città caotica e imprevedibile non riuscivo a comprendere se gli strani effetti delle paludi di Danarg fossero giunti fin li.

    Conobbi un ragazzo di quelle parti che portava con se delle erbe e ormai troppo stanco per continuare la cerca del vecchio folle decisi di prendermi un po’ di pausa passeggiando con il giovane Aaran e discutendo delle più variegate erbe e del loro possibile utilizzo.

    Mentre costeggiavamo i canali di Remkha vidi il segno che da giorni stavo cercando, arrivati nei dintorni dell’arena un gruppo di persone si stavano gettando da una stanza a nove metri di altezza. Uno era già morto in terra ed una donna sopravvissuta per miracolo stava cercando di rialzarsi. All’improvviso compresi che non solo le paludi, ma anche la città era impazzita!

    Mi avvicinai alla donna per darle aiuto e con mio sommo sgomento riconobbi in quella esile figura un elfo. Precisamente un’elfa pelata e dall’aspetto malaticcio, nonostante ciò ignorai il presagio di morte che portava e gli dedicai le mie cure.

    I suoi compagni stavano cercando di gettarsi nel canale, mentre un nanerottolo dava fuoco alla stanza da cui stavano fuggendo. Quella situazione mi ricordò quanto saggi fossero stati i miei avi a restarsene nella foresta.

    Il resto del gruppo discese incolume e al vociare delle guardie si gettò alla fuga verso il quartiere vecchio, incuranti del loro compagno morto spiaccicato al suolo, fui travolto dal gruppo e mi ritrovai a correre con loro.

    Rifugiati in una logora locanda dall’aria malfamata litigarono con un uomo di nome Thorgrad, probabilmente il loro capo. Mi preoccupai quando li sentii disquisire di omicidi passati e altri in progetto per il futuro come se stessero decidendo cosa mangiare per cena ma fui grato del fatto che infine decisero di rinnegare il loro capo e se ne andarono per la loro strada.
    Aran si offrì di invitarci tutti nella torre del suo maestro che in quel momento era assente.

    Nella torre del maestro di Aran ci rifocillammo e cercammo di socializzare, ma gli avventurieri erano troppo stanchi e feriti per parlare di qualsiasi cosa e il grosso guerriero che chiamavano Marcus il burbero mise fine alla conversazione.

    Era chiaro che fossero un gruppo pericoloso, non potevo fidarmi appieno e stando con loro ero certo che avrei rischiato la mia vita, ma questo era un rischio che dovevo correre perché al momento loro erano l’unica pista che avevo per adempiere al mio compito.

    Con la mente annebbiata dai pensieri e dalle preoccupazioni stavo andando a coricarmi quando udii un lontano ululato, un sorriso increspò le mie labbra, Nymeria stava arrivando e a giudicare dalla forza del suo segnale il giorno dopo sarebbe stata alle porte di Remkha.

  • Un druido in cattività

    In un turbine di sogni inquieti finalmente mi svegliai a tarda notte, le mie zampe tremavano mentre nella mia carne si faceva largo un formicolio sempre più costante, risvegliandomi dal torpore mi accorsi di avere la lingua secca e la vista annebbiata.
    Strisciai fino alla ciotola più vicina bagnandomi il muso con un po’ d’acqua. La stanza dove mi trovavo era buia, oltre a quello del sangue incrostato sulle mie ferite nell’aria aleggiava odore di legno bruciato e un flebile sentore di carne; probabilmente i resti del pasto degli umani. Feci per alzarmi ma fitte di dolore mi riportarono a terra e ricordai: gli uomini impazziti che urlando mi minacciavano con il fuoco e con i bastoni, il mio compagno che si frapponeva tra me e loro snudando le zanne di metallo, un uomo che mi posava una mano sopra la testa e poi il buio.. Ned Kerrigan! sono nella Torre Verde. Questo pensiero era estraneo alla mia mente, non capivo cosa significasse quindi lo ignorai.
    I muscoli mi dolevano ma dovevo mangiare, a fatica mi spostai nell’altra ciotola cercando di trangugiare un po’ di carne.
    Mi rannicchiai a terra e mi svegliai nella locanda del Bagatto Brillo, più stanco di quando mi fossi addormentato.
    I sogni di lupo richiedevano molte energie, ma almeno adesso sapevo che Nymeria si stava riprendendo.
    Ripensai alla giornata precedente, avevo agito come un cucciolo spaventato, tralasciando tutta la saggezza tramandata dai miei avi per la cruda ferocia animale. Chissà cosa avrebbe detto il saggio Darkleaf se mi avesse visto, ma d’altra parte non credo che lui si fosse mai trovato in situazione analoghe, dopotutto per quel che ne sapevo aveva sempre vissuto nella foresta.
    Beh, ecco cosa succede ai druidi in cattività, se da una parte mi sentivo in colpa per aver perso il controllo, dall’altra non riuscivo a togliermi dalla testa quella promessa che più di ogni altra cosa avrei voluto mantenere.

    Murdock, tu morirai per mano mia.